Una legge che separò Stato e Chiesa - www.medjugorje.it
Quando pensiamo ad un rapporto di reciproca attenzione fra uno Stato e la Chiesa (intesa anche come istituzione) non dobbiamo pensare che, in ogni parte d’Europa e del mondo, sia come in Italia.
L’Italia, nella sua convivenza con lo Stato Vaticano, vede con attenzione a tutte le attività della Chiesa e, più volte, quanto il Santo Padre quando il premier italiano o il presidente della Repubblica, hanno colloqui diretti con le parti. Ma in tutti gli altri Stati è così?
Con il passare dei secoli, i tempi sono cambiati come, altrettanto, sono anche cambiati i rapporti fra gli stati e la Chiesa. Cerchiamo di capire insieme un pò meglio questa situazione.
La Santa Sede ha sempre avuto rapporti di stretta collaborazione e cordialità con lo Stato italiano, nel quale è presente. Diversi sono gli impegni che vedono i due stati collaborare fra di loro ogni anno ma, dall’altro lato, non è sempre stato così anche con quelli che sono gli altri stati europei. Quando pensiamo a stati cattolici, immediatamente (oltre all’Italia) ci vengono in mente la Spagna e la Francia: anche loro hanno sempre avuto uno stretto rapporto di collaborazione con il Vaticano?
Non dobbiamo considerare i rapporti attuali che ci sono fra i singoli Stati, ma quello che è stato nei secoli passati. Ad esempio, la Francia agli inizi del 1900, emanò una legge proprio per separare i suoi rapporti con la Chiesa e non avere più le sue ingerenze all’interno. Stiamo parlando della “legge di separazione tra Stato e Chiese” che venne promulgata proprio il 9 dicembre del 1905. Una legge che segnò profondamente il paese, quasi come a voler dare un posto e una posizione definitiva alla Chiesa, in uno stato che, piano piano, si stava sempre più laicizzando.
Con questo documento, la Francia divenne definitivamente uno stato separatista, laico ed aconfessionale, realizzando la completa separazione tra Stato e Chiesa cattolica, garantendo al contempo la piena libertà di culto. L’attuazione della legge venne completata nel 1924 con l’autorizzazione delle associazioni diocesane, che permise di regolarizzare, 18 anni dopo, la situazione del culto cattolico.
La Francia è sempre stato un paese che, dalla Rivoluzione Francese, si è sempre più distaccato dalla Chiesa, aprendosi alla concezione laica quanto anche atea, in certi periodo della sua storia. Ma fu proprio il 9 dicembre del 1905 che, su iniziativa del deputato repubblicano-socialista Aristide Briand, venne promulgata questa legge. Così facendo si garantì la libertà di culto, la pratica religiosa, ma anche la possibilità di non praticare nessun credo e di dichiararsi atei.
Allo stesso tempo, lo stato non riconobbe più né finanzia più alcun culto. In sostanza, il Principio di laicità diventò il pilastro della Repubblica francese, garantito anche dalla Costituzione all’articolo 2.
Ciò che ci domandiamo è: quanto è stato utile separare, in modo netto e definitivo, le due entità? Forse, agli inizi del secolo scorso, poteva anche sembrare una decisione con dei punti base forti, ma adesso la situazione è completamente cambiata. Se guardiamo proprio la Francia di oggi, notiamo che di laicità, in realtà, ce ne è poca: le religioni che si professano al suo interno sono tante, dove ci cristiani stanno diminuendo di numero a discapito di tantissimi islamici che stanno o sono già arrivati.
Alcuni perni fondamentali, quali ad esempio la famiglia, si stanno sgretolando mano mano, per lasciare spazio a tutt’altro o al vuoto più assoluto. Per questo, tornando alla domanda iniziale: quanto è stata utile questa separazione? Riflettiamoci.