Siamo a rischio di estinzione

La questione della denatalità è diventata un tema di crescente importanza negli ultimi anni, suscitando preoccupazione tra esperti e studiosi di tutto il mondo. La questione della denatalità è diventata un tema di crescente importanza negli ultimi anni, suscitando preoccupazione tra esperti e studiosi di tutto il mondo.
Crollo delle nascite
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Uno studio pubblicato su PLOS One avverte che il tasso di fertilità necessario per evitare l’estinzione umana è di 2,7 figli per donna, superando il precedente valore di 2,1.

La maggior parte dei Paesi non raggiunge questo obiettivo, evidenziando l’urgenza di una nuova mentalità a favore della vita. La questione della denatalità è diventata un tema di crescente importanza negli ultimi anni, suscitando preoccupazione tra esperti e studiosi di tutto il mondo. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One ha messo in luce una realtà inquietante: per garantire il ricambio generazionale e prevenire l’estinzione dell’umanità, è necessario un tasso di fertilità di almeno 2,7 figli per donna, superando quindi il tradizionale parametro di 2,1 figli. Questo dato è particolarmente significativo considerando che in molte aree del pianeta, il tasso di natalità è già ben al di sotto di questa soglia.

L’importanza del tasso di fertilità

Tradizionalmente, il tasso di fertilità di 2,1 figli per donna è stato considerato il livello di sostituzione necessario per mantenere stabile una popolazione. Tuttavia, gli autori dello studio taiwanese evidenziano come questo valore non tenga conto di variabili critiche, come la “stocasticità demografica”, che si riferisce alle fluttuazioni casuali nelle nascite e nei decessi. Questi elementi possono avere un impatto devastante sulle popolazioni più piccole, potenzialmente portando all’estinzione di intere linee familiari nel corso del tempo.

Utilizzando modelli matematici avanzati, i ricercatori hanno dimostrato che un tasso di fertilità superiore a 2,7 è fondamentale per garantire la sostenibilità della popolazione. Questo dato diventa cruciale quando si considera l’inevitabile aumento della mortalità e il rapporto tra i sessi alla nascita, già influenzato da pratiche come l’aborto selettivo, in particolare in alcune culture asiatiche. Diane Cuaresma, coautrice dello studio, ha sottolineato che senza un adeguato incremento della natalità, le linee familiari rischiano di estinguersi.

L’analisi della denatalità non si limita a preoccupazioni demografiche; ha ripercussioni dirette su economia e società. Le Nazioni Unite prevedono che, entro la metà del XXI secolo, la popolazione mondiale raggiungerà un picco di 10,3 miliardi di persone, per poi stabilizzarsi. Tuttavia, il calo delle nascite nei paesi sviluppati, come dimostrano i dati recenti degli Stati Uniti e del Regno Unito, suggerisce che questa crescita potrebbe essere ben lontana dall’essere una realtà sostenibile.

In particolare, negli Stati Uniti, il tasso di fertilità ha toccato un minimo storico, con un netto calo tra le donne di età compresa tra i 20 e i 39 anni. Curiosamente, la percentuale di adulti senza figli che dichiarano di non volerne è più che raddoppiata negli ultimi venti anni, passando dal 14% del 2002 al 29% nel 2023. Questo fenomeno non è isolato; anche nel Regno Unito, il numero medio di figli per donna è sceso a 1,44 nel 2023, il livello più basso mai registrato.

La cultura della vita, tanto enfatizzata dalla Chiesa cattolica, deve essere al centro di ogni iniziativa tesa a invertire questa tendenza
Aborto selettivo

La situazione in Italia e in Europa

In Italia, la situazione è particolarmente allarmante. I dati pubblicati dall’Istat nel marzo 2024 indicano un decremento della popolazione di 37.000 unità, portando il totale a 58,93 milioni, il che significa una diminuzione di quasi 1,9 milioni di unità dal 2014. Il numero di 370.000 bambini nati nel 2024 rappresenta il 16° calo consecutivo, un record negativo dal periodo dell’Unità d’Italia. Questo trend mostra non solo un disinteresse politico nei confronti della natalità, ma anche una mancanza di consapevolezza culturale sulla necessità di promuovere la vita.

A livello dell’Unione Europea, la situazione non è migliore. Nel 2023, sono stati registrati 3,67 milioni di nati, con un calo del 5,4% rispetto all’anno precedente, il più significativo dal 1961. Il tasso di fertilità nell’UE è sceso a 1,38 nati vivi per donna, un dato che evidenzia l’urgenza di affrontare questo fenomeno.

Il dibattito sulla denatalità non può prescindere da una riflessione profonda sui valori e sulle priorità della società contemporanea. La cultura della vita, tanto enfatizzata dalla Chiesa cattolica, deve essere al centro di ogni iniziativa tesa a invertire questa tendenza. È fondamentale promuovere una visione positiva della famiglia e della procreazione, incoraggiando politiche che supportino le famiglie e creino condizioni favorevoli alla nascita di nuovi figli.

In questo contesto, è essenziale affrontare questioni come l’aborto selettivo, che non solo influisce sulla demografia, ma ha anche implicazioni etiche e morali profonde. La Chiesa cattolica insegna che ogni vita è sacra e merita di essere protetta; pertanto, le società devono riflettere su come tutelare il diritto alla vita in tutte le sue forme.

La questione della denatalità è un problema complesso e multidimensionale che richiede un impegno collettivo per promuovere la vita e garantire un futuro prospero per le generazioni a venire. La sfida è grande ma non insormontabile, a patto di agire con determinazione e consapevolezza.

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