Social vietati ai minori di 16 anni: ecco perché i cattolici applaudono la nuova legge

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social vietati ai minori, i cattolici applaudono la scelta -medjugorje.it
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Una nuova legge vieta i social ai minori di 16 anni e molti cattolici hanno applaudito a questa scelta. Ecco che cosa sta succedendo

È dei giorni scorsi la notizia che l’Australia ha deciso di vietare i social media ai minori di 16 anni. Una norma che considera responsabili le aziende social per l’applicazione delle restrizioni sui limiti di età e che se dovessero essere infrante porterebbe a sanzioni davvero pesanti. Si parla, infatti, di decine di milioni di dollari di multa, se non saranno controllati i limiti di età stabiliti.

Sono diversi i cattolici australiani che stanno applaudendo a questa decisione del governo, in quanto desiderano un’infanzia più libera per i loro figli, scevra dall’influenza dei social. Una famiglia, in particolare, ha contribuito affinché tale norma fosse approvata. È quella di Dany Elachi, papà di 5 figli.

Come riporta CNA, l’uomo ha raccontato che inizialmente aveva regalato un cellulare alla figlia di 10 anni. Tuttavia, lei aveva cominciato a esserne troppo assuefatta. Lo usava continuamente, «le lasciava poco tempo per giocare, per relazionarsi con i fratelli e con noi, i suoi genitori, per leggere e per riposare. Si intrometteva persino nel suo sonno».

Quando lui e sua moglie hanno deciso di toglierle lo smartphone, la figlia ha avuto un mare di problemi a staccarsene. «È stato difficile per noi, ma sapevamo di dover resistere. Preferivamo qualche notte di lacrime in quel momento, piuttosto che potenzialmente una vita di lacrime in seguito», ha detto Elachi.

La decisione di lottare per una legge che vietasse i social ai figli

Dany Elachi e sua moglie decisero di riunire altri genitori all’interno della comunità scolastica cattolica di cui facevano parte per allearsi e chiedere di ritardare l’accesso all’uso di cellulare e social, per i giovanissimi.

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Da lì la co-fondazione di Heads Up Alliance, un movimento pop di genitori che lotta per far sì che i figli abbiano un’infanzia scevra dai social. «L’idea era quella di creare una comunità, in modo che nostra figlia non si sentisse completamente isolata e che anche noi genitori avessimo il suo sostegno», ha detto ancora Elachi.

Ma non è tutto, perché l’uomo spiega ulteriori motivi della scelta di fondare il suddetto movimento:«Come cattolici in particolare, desideriamo crescere i nostri figli nei valori della nostra famiglia e della fede, non nei valori di TikTok. I social media sono così impegnativi che ormai lo scrolling sostituisce la preghiera della buonanotte. Instagram e app simili sono progettate per sopraffare la vita dei nostri figli, lasciando loro poche opportunità di entrare in contatto con gli altri e con Dio!».

Anche l’arcivescovo Peter Comensoli di Melbourne ha detto la sua sulla nuova legge:«I social media hanno portato molti grandi benefici al mondo. Se usati bene, possono connettere le persone e aiutarci a condividere cose che danno vita al mondo. Purtroppo, possono anche essere usati in modi che creano disconnessione e isolamento.

Spero che le nuove leggi siano di aiuto ai genitori che si sforzano di proteggere i propri figli dai potenziali danni dei social media e che, man mano che i bambini crescono e maturano, siano in grado di interagire con i social media in modi positivi che contribuiscano al bene comune», ha chiosato.