Una serie di colpi sparati contro una sacra immagine cristiana. Un gesto estremo, poi condiviso pubblicamente sui social.
Sanija Ameti, politico zurighese ed ex volto del Partito Liberale Verde, è ora al centro di un procedimento penale. Il suo atto ha ferito profondamente la sensibilità religiosa di molti, scatenando denunce, indignazione e una riflessione sul limite tra libertà d’espressione e rispetto. La giustizia svizzera ha preso posizione, mentre la Chiesa invita al perdono. Ma cosa si cela dietro quel gesto così provocatorio?
Il gesto shock: una provocazione che divide
Nel settembre 2024, la politica svizzera Sanija Ameti ha scelto di esprimere la propria protesta in modo fortemente simbolico: ha sparato circa 20 colpi con una pistola ad aria compressa contro una riproduzione del dipinto del XIV secolo Madonna con Bambino e l’Arcangelo Michele, opera del pittore Tommaso del Mazza. I colpi, indirizzati alle teste della Vergine e di Gesù, sono stati immortalati e pubblicati sul suo profilo Instagram con la parola “abschalten” (“spegni” in tedesco), scatenando immediatamente un’ondata di sdegno.
L’azione, compiuta deliberatamente e poi diffusa sui social, è costata cara alla ex leader del Partito Liberale Verde: oltre trenta denunce penali e l’apertura di un’indagine da parte della procura di Zurigo. Le accuse sono pesanti: vilipendio pubblico delle convinzioni religiose e turbamento della pace confessionale, come previsto dall’articolo 261 del codice penale svizzero. Il procuratore parla di una “messa in scena denigratoria” con l’intento di offendere i cristiani.
A seguito dell’indignazione, Ameti ha lasciato la guida del partito e ne è uscita formalmente a gennaio 2025, mantenendo però il suo seggio come membro indipendente del consiglio comunale di Zurigo. In un post pubblicato sul social X, ha chiesto scusa a chi si è sentito ferito, dichiarando di non aver inizialmente colto il significato religioso dell’immagine.

Tra giustizia e perdono: la risposta della Chiesa e della società
La reazione della società civile e religiosa non si è fatta attendere. Il movimento civico Mass-Voll ha denunciato l’atto come un incitamento all’odio verso i cristiani, sottolineando come, in un’Europa segnata da crescenti atti di intolleranza religiosa, episodi del genere possano alimentare tensioni e legittimare ulteriori violenze.
Anche la Conferenza episcopale svizzera ha condannato fermamente il gesto, definendolo “violento e irrispettoso”, non solo nei confronti della fede cristiana, ma della dignità umana in generale. Il vescovo Joseph Bonnemain ha rivelato di aver ricevuto una lettera personale da parte della stessa Ameti, in cui esprimeva pentimento. Il presule ha risposto pubblicamente offrendo il proprio perdono e invitando i fedeli a fare lo stesso, ricordando il cuore del Vangelo: la misericordia.
Nel frattempo, i pubblici ministeri chiedono per Ameti una multa condizionale di 10.000 franchi svizzeri e una sanzione ulteriore di 2.500 franchi, oltre alle spese legali. Il processo diventa così un banco di prova non solo per la giustizia, ma anche per la convivenza tra libertà d’espressione e rispetto religioso, in una società sempre più plurale e frammentata.