L'incontro di papa Leone XIV con i giovani libanesi - medjugorje.it
Papa Leone XIV nel suo viaggio apostolico in Turchia e Libano ha incontrato i giovani a cui ha ricordato che la resistenza al male è l’amore.
Cinque giorni intensi quelli del viaggio apostolico di papa Leone XIV in Turchia e Libano, iniziato il 27 novembre e conclusosi ieri 2 dicembre. Dopo gli importanti incontri ecumenici con il patriarca ortodosso Bartolomeo nella celebrazione dell’anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea e dopo la visita alla Moschea blu, il pontefice si è diretto in Libano.
Nella terra di San Charbel il Santo Padre ha reso omaggio al santo eremita maronita pregando sulla sua tomba ad Annaya, e poi nel pomeriggio ha avuto un incontro con i giovani libanesi. Le parole del discorso che ha rivolto loro sono state calorose e indimenticabili per la popolazione e non solo.
C’erano i libanesi provenienti anche da vari Paesi, ma anche giovani provenienti dalla Siria e dall’Iraq: una moltitudine ha accolto festosamente papa Leone, tanto da sembrare come si trattasse di un Giubileo dei giovani o di un GMG.
Con entusiasmo, in un clima caldo e accogliente, il pontefice ha avuto modo di fare il suo discorso e rivolgere ai giovani parole di incoraggiamento e di speranza. Ha voluto ricordare come la “storia del Libano è intessuta di pagine gloriose, ma è segnata anche da ferite profonde, che stentano a rimarginarsi”. Ma questo non impedisce a coloro che rappresentano le generazioni future di avere un atteggiamento di viva speranza.
“Voi siete il presente e tra le vostre mani già si sta costruendo il futuro! E avete l’entusiasmo per cambiare il corso della storia!” ha affermato accendendo i cuori dei presenti. Ma non solo: ciò che più conta è aver ricordato a tutti quel che è fondamentale, ovvero che “La vera resistenza al male non è il male, ma l’amore, capace di guarire le proprie ferite, mentre si curano quelle degli altri“.
Certamente quello del Santo Padre è un richiamo all’amore che non lascia indifferenti ed è rimasto scolpito nel cuore dei giovani cattolici libanesi che aspettavano con tanto entusiasmo e gioia il suo arrivo e la sua vicinanza. Non si è limitato ad esortare, ma nell’incoraggiare, il pontefice ha voluto fare un vero e proprio augurio: “La vostra patria, il Libano, rifiorirà bella e vigorosa come il cedro, simbolo dell’unità e della fecondità del popolo“.
Ha sottolineato come il been che emerge nella società libanese è il risultato del lavoro umile, nascosto e onesto di tanti operatori di bene che si impegnano e non servono i propri interessi ma quelli degli altri e del bene comune. Soprattutto, papa Leone ha indicato il punto fermo per perseverare nell’impegno per la pace. Citando san Giovanni Paolo II ed ribadendo lo stretto legame tra giustizia e pace, ha fatto rivolgere lo sguardo a cosa più conta.
“Carissimi, questo punto fermo non può essere un’idea, un contratto o un principio morale. Il vero principio di vita nuova è la speranza che viene dall’alto: è Cristo! Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti. Egli, il Vivente, è il fondamento della nostra fiducia” sono state le sue parole che annunciano colui a cui non solo i libanesi, ma tutti dobbiamo guardare, sempre.