Emanuel Cosmin Stoica, attivista di Pro Vita&Famiglia Onlus, ha ribadito tutta la sua contrarietà alla legge sul suicidio assistito.
Il dibattito sul suicidio assistito continua a tenere banco, specialmente in questi ultimi mesi in cui il disegno di legge per la depenalizzazione – ma solo in alcuni casi – dell’aiuto alla morte volontaria medicalmente assistita ha avviato il suo percorso parlamentare. In tanti hanno già provveduto a lanciare l’allarme sulla deriva a cui potrebbe portare questa legge: tra questi anche Pino Morandini, magistrato e vicepresidente del Family Day, che teme un aumento esponenziale del numero dei suicidi assistiti.
I movimenti a favore della vita hanno già espresso la loro netta contrarietà a una legge che ritengono molto pericolosa. Qualche giorno fa in Piazza San Pietro si è tenuto il flash mob organizzato da Pro Vita&Famiglia Onlus dal titolo ‘Non mi uccidere’: duecento sedie a rotelle vuote per protestare contro il suicidio assistito e porre invece l’accento sulla necessità di tutelare i più fragili e garantire il diritto alle cure.
Il grido dell’attivista pro vita: “Altro che eutanasia, servono servizi e dignità”
Emanuel Cosmin Stoica è uno dei principali attivisti di Pro Vita&Famiglia Onlus. L’influencer disabile, nato nel 1999 in Romania e seguito su Instagram da oltre 113.000 follower, è affetto da atrofia muscolare spinale (Sma): nonostante la patologia il giovane attivista – laureato in giurisprudenza e praticante avvocato – è sempre in prima linea per rimarcare il diritto alla vita.

Emanuel Cosmin Stoica è tornato a parlare del tema del suicidio assistito in un’intervista rilasciata al sito ‘Iltimone.org’, sottolineando anzitutto che negli ultimi dieci anni le richieste di morte volontaria medicalmente assistita siano state al massimo sette.
“Non c’è questa urgenza di abilitarsi di una norma sul fine vita“, le parole di Stoica, che poi ha voluto ricordare come lo Stato abbia “il compito morale prima ancora che giuridico di garantire servizi e dignità affinché le persone possano vivere, non sopravvivere o addirittura sentirsi incoraggiate a porre fine a fantomatiche sofferenze“.
Stoica chiama in causa la Costituzione: “Non c’è nessun diritto alla morte”
Prendendo come spunto il caso di Siska De Ruysscher, la giovane belga di 26 anni affetta da depressione che ha chiesto e ottenuto l’eutanasia, il giovane attivista crede che vengano adottati due pesi e due misure: “Se uno tenta di buttarsi giù dal ponte si fa il TSO pur di salvarla – dice Stoica – Mentre se lo chiede una persona fragile dal punto di vista della disabilità si dice ‘manca una legge sul fine vita quindi facciamola’. Non c’è parità di trattamento“.
“Chi ha potere – aggiunge Stoica nell’intervista a Il Timone – dovrebbe capire che ampliare i diritti non significa riconoscere un diritto alla morte. Ma garantire il diritto alla vita e fare di tutto affinché quella vita possa essere vissuta a pieno“. L’attivista di Pro Vita&Famiglia Onlus ricorda infine che in nessun articolo della Costituzione si parla di ‘diritto alla morte’: “Non c’è nessun obbligo del legislatore di redigere una norma sul fine vita, ma ci sono tanti altri obblighi, partendo dai diritti umani, per esempio garantire la vita”.