La storia che stiamo per raccontarvi ha qualcosa di straordinario ed incredibile e viene presentata proprio nei giorni in cui ricorre un anniversario, quale gli 80 anni dallo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Il terrore più assoluto, un caos mai visto prima ed una distruzione che nessuno mai, nemmeno chi aveva progettato la stessa bomba, avrebbe immaginato. Lei, una religiosa, è sopravvissuto a quell’inferno in terra.
Suor Marie era una missionaria padovana in quelle zone. Ciò che ha lasciato ai suoi posteri, anche attraverso i suoi racconti, ha dello straordinario.
Una donna che ha donato se stessa
80 anni fa, due bombe venivano sganciate, a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, su Hiroshima e Nagasaki, città del Giappone, dall’aviazione americana, per porre definitivamente fine alla Seconda Guerra Mondiale. Una fine assurda, quanto tragica che nemmeno, come dicevamo nell’introduzione, chi aveva pensato, studiato e progettato la bomba stessa, avrebbe immaginato effetti così devastanti.
A 80 anni di distanza, ci sono ancora i sopravvissuti che raccontano e portano avanti la memoria perché non accada mai più. Una di queste persone che in quell’inferno c’era, era una religiosa padovana che era lì in missione: si chiamava Marie Xavier, al secolo Eleonora Saccardo Rasi. Fra i pochi sopravvissuti, insieme alle sue consorelle ed anche una delle prime a soccorrere i feriti di quell’immane strage.
Era l’autunno del 1945 che suor Marie scriveva alla sua madre superiora per dare notizie di ciò che era accaduto: “Il 6 agosto fu il giorno del grande sacrificio”. Lei e le sue consorelle avevano il convento a Hiroshima e la bomba, come racconta il sito “Vita.it”, fu sganciato a soli 3 km dalla loro struttura.
Un convento distrutto, ma le suore non si sono arrese
“Faceva così caldo che il piccolo stagno davanti alla statua della Beata Vergine si è seccato in un colpo solo” – raccontava la religiosa – “Alle 8.05 il cielo è diventato verde, blu come quando si fanno le fotografie al magnesio e contemporaneamente tutti i tetti, le finestre e le porte sono volati via da tutte le parti; il cielo, che prima era di un azzurro magnifico senza una sola nuvola, è diventato nero”, come riporta il sito sopra citato nel proprio articolo.

Suor Marie faceva parte delle Suore Ausiliatrici del Purgatorio e, proprio dal suo santo Francesco Saverio, eredità la volontà di portare il Vangelo anche nelle parti più lontane del mondo. Dopo aver preso i voti, nel 1936 parte per il Giappone, destinazione Hiroshima. Qui imparò la lingua, la cultura locale, parlò loro di Cristo, battezzò i morenti e convertì molte persone.
Nel 1945, però, qualcosa definitivamente cambiò nella sua vita, nel suo modo di vedere il mondo attorno a sé e al suo convento. La bomba atomica sganciata su Hiroshima rase al suolo anche il loro convento: “Istintivamente e certamente per ispirazione del Buon Dio, siamo rientrate tutte in casa, che si stava sbriciolando da tutte le parti. Umanamente parlando era una follia perché le polveri ci cadevano in testa, ma questo ci ha salvato dalle orribili ustioni prodotte da quell’unica bomba, perché è stata una sola bomba a distruggere l’intera Hiroshima” – spiega ancora, suor Marie, nella lettera inviata alla madre superiora.
Furono proprio loro le prime a soccorrere i feriti assieme ai gesuiti che erano lì in quelle zone. Rientrata in Italia, fu destinata a Roma e poi a Sanremo, dove continuò a operare fra bambini, anziani e poveri. Morì nel 1994 ben cinquant’anni dopo l’apocalisse di Hiroshima.
Una storia forte, di una donna coraggiosa ma sempre attaccata alla fede in cristo che l’ha aiutata anche in quell’inferno di fuoco e fiamme.