Tumore in gravidanza: preserva la vita del figlio - medjugorje.it
Ha scoperto un cancro durante la gravidanza e ha scelto di mettere la vita del figlio al primo posto: la scelta d’amore di una mamma.
La decisione di preservare la vita del proprio figlio che si porta in grembo dovrebbe essere la scelta più ovvia e naturale, ma in questo mondo in cui l’egoismo la fa da padrona, fa notizia quando una mamma non mette se stessa al primo posto.
Quando la malattia si fa presente, con il suo carico di dolore e la prospettiva della morte giunge come un evento inaspettato certamente la situazione da vivere non è facile. Prima ancora che la fede, ma spesso illuminato da essa, c’è il naturale istinto materno a governare i sentimenti della donna. La storia di Carrie DeKlyen lo mostra.
Per Nick e Carrie, una coppia americana, si trattava del sesto figlio in arrivo. Erano genitori già di cinque bambini quando Carrie durante la gravidanza scopre di avere un tumore. Era un glioblastoma multiforme, una diagnosi infausta, ma con i trattamenti di cura i medici assicurravano che la donna avrebbe avuto la possibilità di vivere altri 10 o addirittura 20 anni.
Era a 8 settimane quando è arrivata la diagnosi e la chemioterapia che i medici proponevano era incompatibile con l’andamento della gravidanza. Ci sarebbe stato di certo un aborto spontaneo seppure non si fosse proceduto ad un aborto volontario, quello che le leggi chiamano “aborto terapeutico” per negare che si tratta sempre dell’ eliminazione di un essere umano.
Entrambi di fede cattolica, Carrie e Nick non ci pensano neppure all’ipotesi di abortire e nemmeno a quella di mettere a rischio la vita del bambino. Il medico ha detto che se mia moglie non avesse seguito il trattamento, sarebbe morta entro 10 mesi. Ma Carrie non avrebbe potuto fare altrimenti: mettere a rischio la vita di suo figlio, anzi, farlo certamente morire, non era sua intenzione. Ha scelto di non fare la chemio per non far morire suo figlio.
A 19 settimane di gestazione Carrie è entrata in coma per un ictus. Nick ha chiesto che fosse tenuta in vita artificialmente affinché la figlia potesse continuare a svilupparsi. Arrivati alle 24 settimane di gravidanza è stato indotto il parto e con taglio cesareo è nata una bambina che è stata chiamata Life, proprio ad indicare la pienezza di vita che c’è dietro la decisione di donarla. Il giorno dopo a Carrie è stato staccato il respiratore. Carrie ha aperto gli occhi, ha stretto la mano del marito ed è morta.
Amore materno, rispetto per la vita umana nascente nella consapevolezza della sua sacralità, basta questo a far comprendere la scelta da fare. Molte donne scelgono di non nuocere ai loro figli e di lasciare che nascano anche in condizioni di pericolo per la propria vita.
La Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo è un esempio molto noto: ha rimandato le cure per preservare la vita del figlio che portava in grembo, e come lei Santa Gianna Beretta Molla. La loro santità va al di là di questa semplice scelta, che è fatta anche da altre donne, pure non credenti o appartenenti ad altre confessioni religiose.
L’amore materno è donativo per eccellenza. Si dice che sia la forma di amore che più assomiglia, seppure naturalmente in versione molto ridotta, all’amore di Dio. Dare la vita in tutti i sensi, tra cui quello fisico, nella gravidanza e nel parto, fino alla totale donazione di sé nella volontà di Dio, accettando anche la morte, se è il caso.
“Quando nostra figlia sarà abbastanza grande, le racconterò la storia della sua coraggiosa mamma. Le dirò che Dio le ha dato il dono della vita con un piano meraviglioso, e che non sappiamo perché la mamma abbia dovuto ammalarsi e morire, ma quello era il piano speciale , e dobbiamo fidarci di esso. Le dirò anche che la mamma l’ha fatto per amore, che è in paradiso e che la rivedremo presto, molto presto” sono le parole di Nick, che ha un dolore illuminato dalla fede.