Un vero esempio di fede: i martiri di Široki Brijeg

7 febbraio 1945, una data indelebile nella memoria del popolo di Široki Brijeg 7 febbraio 1945, una data indelebile nella memoria del popolo di Široki Brijeg
Le foto dei trenta martiri nel Santuario di Široki Brijeg (www.medjugorje.it)
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7 febbraio 1945, una data indelebile nella memoria del popolo di Široki Brijeg, un piccolo comune dell’Erzegovina, profondamente segnato dalla storia e dalle tradizioni religiose.

In questo giorno tragico, trenta frati francescani furono assassinati dai partigiani comunisti, un atto di violenza che non solo colpì la vita umana, ma manifestò anche un odio profondo verso la fede cattolica. Questi martiri, tra cui un frate ottantenne, subirono umiliazioni e derisioni prima di affrontare una morte cruenta, un sacrificio che ha lasciato un segno indelebile nella storia di questa comunità, ispirando generazioni future di religiosi.

Radici storiche di Široki Brijeg e l’eccidio

Per comprendere appieno l’importanza di questo evento, è fondamentale considerare il contesto storico in cui si è verificato. Široki Brijeg il cui nome significa “ampia collina”, che si trova a soli 30 km da Medjugorje,  ha vissuto secoli di dominazione straniera, a partire dalla conquista turca nel XV secolo. Per quattro secoli, la regione subì una politica di islamizzazione forzata, che portò alla distruzione di molte chiese e simboli cristiani.

La costruzione del convento, avvenuta nel 1846, segnò l’inizio di un lungo percorso di rinascita religiosa e culturale per la popolazione locale. I frati si dedicarono non solo alla cura spirituale della comunità, ma anche all’educazione, creando scuole e un liceo che divenne un faro di conoscenza e cultura in una regione afflitta dall’analfabetismo. Questo impegno fece del convento un centro vitale per la comunità cattolica dell’Erzegovina, un simbolo di speranza e resistenza contro l’oppressione.

La situazione cambiò drammaticamente con l’avvento della Seconda guerra mondiale e l’emergere del regime comunista. Il 7 febbraio 1945, un gruppo di partigiani comunisti irruppe nel convento, trovando circa trenta religiosi, molti dei quali erano insegnanti nella scuola adiacente. L’atmosfera era tesa e carica di paura, ma i frati rimasero saldi nella loro fede. Le parole dei partigiani erano cariche di odio e disprezzo: “Dio è morto, Dio non c’è, non c’è bisogno di voi”.

Di fronte a queste provocazioni, i frati risposero con determinazione. Rifiutarono di abbandonare i loro abiti religiosi e, prima di affrontare la morte, si inginocchiarono per baciarsi il Crocifisso, esprimendo la loro fede con la stessa passione di San Francesco: “Tu sei il mio Dio, il mio Tutto”. Questo momento di grande spiritualità è stato riportato da testimoni oculari, tra cui alcuni membri del plotone d’esecuzione, colpiti dalla loro serenità e dal loro coraggio. Successivamente hanno raccontato che i frati andarono incontro alla morte pregando e cantando le litanie della Madonna, chiedendo a Dio di perdonare le colpe dei carnefici.

Le atrocità non si fermarono con l’esecuzione dei frati. Dopo aver compiuto il loro crimine, i partigiani bruciarono i corpi dei martiri, cercando di cancellare ogni traccia della loro esistenza. Ma la loro memoria rimase viva nel cuore della comunità. Inoltre, distrussero la biblioteca del convento, che conteneva circa 150.000 volumi, una preziosa testimonianza della storia e delle sofferenze del popolo cattolico dell’ Erzegovina. Questa violenza non fu solo fisica, ma anche culturale e spirituale, mirata a estirpare la fede e la cultura cristiana dalla memoria collettiva.

luogo dell'eccidio di Široki Brijeg
Santuario di Široki Brijeg dedicato alla Madonna (www.medjugorje.it)

L’eredità dei martiri

Nonostante i tentativi di obliterare la loro memoria, l’eccidio di Široki Brijeg è diventato un simbolo di resistenza e di fede. Il sangue versato dai martiri ha dato vita a nuove vocazioni, ispirando molti giovani a seguire la via del sacerdozio e della vita religiosa. Oggi, il convento e il santuario dedicato alla Madonna Assunta sono luoghi di pellegrinaggio, dove i fedeli si recano per rendere omaggio a questi eroici martiri.

La loro storia continua a essere raccontata, non solo come un atto di violenza, ma come un esempio di dedizione alla fede e alla comunità. I frati di Široki Brijeg, attraverso il loro sacrificio, hanno dimostrato che la vera fede può resistere alle avversità più estreme e che l’amore e il perdono possono prevalere sull’odio e sulla violenza.

La memoria dei martiri di Široki Brijeg è un invito alla riflessione per le generazioni future. Ci ricorda l’importanza di difendere i propri valori e la propria fede, anche di fronte a minacce e persecuzioni. In un mondo dove le divisioni religiose e culturali sono ancora una realtà, la loro testimonianza di amore e perdono è un segno di speranza. La comunità di Široki Brijeg continua a onorare i suoi martiri, non solo attraverso celebrazioni liturgiche, ma anche educando le giovani generazioni sull’importanza della fede e della storia. La loro vita e il loro sacrificio sono un monito contro l’intolleranza e un invito a costruire un futuro di pace e rispetto reciproco.

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