Vangelo di oggi 11 dicembre: "La grandezza nasce dall’umiltà"
Il brano del Vangelo di oggi ci porta davanti alla figura di Giovanni il Battista, uomo libero e totalmente consegnato alla missione ricevuta da Dio.
Gesù lo definisce il più grande tra i nati da donna, riconoscendone il ruolo unico nella storia della salvezza: il precursore che prepara la strada al Messia. Eppure, subito dopo, sorprende tutti affermando che anche il più piccolo nel Regno dei cieli è più grande di Giovanni. In questa tensione tra grandezza e piccolezza, tra forza e umiltà, il Signore ci svela il mistero del Regno: un dono che non si conquista, ma si accoglie.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Gesù non esita ad affermare: «Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11,11). Le Sue parole riconoscono la missione di Giovanni come culmine della profezia dell’Antico Testamento. Egli è la “voce” che grida nel deserto (Is 40,3), il profeta che indica l’Agnello di Dio (Gv 1,29), il ponte tra la promessa e il suo compimento. Giovanni è grande non per potere o successo, ma per la sua trasparenza radicale: tutto in lui rimanda a Cristo, niente trattiene per sé.
Poi Gesù cambia prospettiva: «Il più piccolo nel Regno dei cieli è più grande di lui». Non diminuisce Giovanni, ma innalza coloro che accolgono la nuova alleanza. Grande è chi entra nel Regno, non per merito, ma per grazia. Giovanni annuncia il Messia, ma chi incontra Cristo morto e risorto, chi vive di Lui nei sacramenti e nella comunione della Chiesa, partecipa ad una grandezza ancora più alta: quella dei figli di Dio (Rm 8,14-17).
La frase: «Il Regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12) richiede un discernimento spirituale. Non parla di aggressività, ma della santa determinazione di chi, sostenuto dalla grazia, lotta contro ciò che trattiene il cuore: pigrizia, paura, compromessi, peccato. È la stessa forza che Paolo descrive quando dice: «Combatti la buona battaglia della fede» (1Tm 6,12). È una “violenza” che riguarda prima di tutto se stessi: rinunciare a ciò che impedisce di essere liberi.
Gesù conclude dicendo che Giovanni è il nuovo Elia (Ml 3,23), colui che doveva venire per preparare il popolo. In lui si realizza la fedeltà di Dio alla promessa antica. E oggi lo stesso Signore ci ripete: «Chi ha orecchi, ascolti!» (Mt 11,15). Perché anche noi siamo chiamati a riconoscere i segni della Sua venuta nelle nostre vite.
Il magistero ricorda che ogni cristiano è inviato come testimone, chiamato a preparare la strada al Signore nella storia presente con la parola e con la vita. La missione profetica non appartiene solo ai grandi personaggi biblici: è consegnata a ciascuno attraverso il Battesimo e si esprime nella fedeltà quotidiana, nell’umiltà e nel coraggio del bene.
Signore Gesù, che hai riconosciuto in Giovanni un grande profeta, dona anche a me un cuore disponibile e coraggioso. Libera il mio spirito da ciò che lo appesantisce e rendimi capace di scegliere il bene con decisione e amore. Fa’ che nella mia vita si apra un varco per la Tua luce e che io possa diventare un piccolo segno della Tua presenza nel mondo. Amen.