Vangelo di oggi 11 novembre: “Servire per amore, non per ricompensa”

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Vangelo di oggi 11 novembre: "Servire per amore, non per ricompensa"
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Il brano del Vangelo di oggi ci invita a riflettere sull’umiltà del discepolo e sulla gratuità del servizio, seguendo l’esempio dei santi. 

Gesù usa un linguaggio forte, quasi spiazzante, per ricordare ai suoi che seguire Lui non è motivo di vanto, ma risposta d’amore. La relazione con Dio non è uno scambio di meriti, ma un dono continuo di grazia. Essere “servi inutili” non significa svalutarsi, ma riconoscere che tutto ciò che siamo e facciamo proviene da Lui. È la libertà di chi serve non per obbligo o ricompensa, ma per amore riconoscente verso il Signore che per primo ci ha serviti.

Dal Vangelo secondo Luca 17,7-10

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Vangelo di oggi 11 novembre: "Servire per amore, non per ricompensa"
Commento al Vangelo del 11 Novembre

La riflessione sul Vangelo di oggi

Gesù parla ai suoi discepoli con un linguaggio che riflette la mentalità del tempo: il padrone e il servo, i doveri e l’obbedienza. Ma dietro l’immagine, emerge un messaggio di grande profondità spirituale. Il servo, dopo aver lavorato tutto il giorno, non reclama un premio; continua a servire, perché questo è il suo compito. Così anche il discepolo è chiamato a vivere la fede non come un contratto, ma come un atto di amore gratuito.

Il Signore non ci invita ad una sottomissione cieca, ma ad un cuore umile, consapevole che ogni bene compiuto è grazia. Come scrive san Paolo: «Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1Cor 4,7). Tutto è dono: la vita, la fede, la possibilità di servire. Quando il discepolo riconosce questo, non cerca gloria personale, ma lascia che Dio sia glorificato in lui.

Dire «siamo servi inutili» non significa sentirsi indegni o incapaci, ma sapere che il nostro servizio, pur necessario, non aggiunge nulla all’amore infinito di Dio. Egli non ha bisogno delle nostre opere, ma ci rende partecipi della sua missione perché ci ama. Questo atteggiamento è l’opposto dell’orgoglio spirituale, di chi pensa di “meritare” il cielo. Gesù ci ricorda che la salvezza non si compra, ma si accoglie come dono, con cuore riconoscente e fedele.

Nella logica del Vangelo, la vera grandezza è servire. Cristo stesso, «pur essendo di natura divina… spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6-7). Egli non ci chiede nulla che non abbia vissuto per primo. L’umiltà evangelica non è rinuncia alla dignità, ma partecipazione all’amore redentivo di Cristo. Quando facciamo “quanto dovevamo fare”, compiamo il nostro dovere d’amore verso Dio e verso i fratelli, e in questo troviamo la vera gioia.

Essere “servi inutili” è la più alta forma di libertà: non cerchiamo ricompensa, ma desideriamo solo che Dio sia amato. È la libertà dei santi, che servono per amore, con la certezza che il Signore vede nel segreto e accoglie ogni gesto di bene.

Spunti di riflessione personale

  1. Il mio servizio nasce dal desiderio di amare Dio o dal bisogno di essere riconosciuto dagli altri?
  2. So ringraziare il Signore per la grazia di poter servire, anche nelle cose più semplici e nascoste?

Preghiera di oggi

Signore Gesù, Tu che Ti sei fatto servo per amore, insegnami a servire con cuore umile e libero. Fa’ che non cerchi il mio interesse, ma la gioia di compiere la Tua volontà. Rendimi consapevole che tutto è dono, che ogni bene viene da Te, e che il mio unico vanto è amarti e servire i fratelli. Amen.