Vangelo di oggi 12 dicembre: "smascherare i nostri pregiudizi"
Il brano del Vangelo di oggi ci interroga nel profondo del cuore: “Che tipo di generazione siamo veramente?”
Giovanni Battista, austero e radicale, viene rifiutato; il Figlio dell’uomo, vicino ai peccatori e partecipe della vita quotidiana, viene accusato di eccesso. Ciò che emerge è la resistenza del cuore umano, sempre pronto a giudicare e mai pronto a convertirsi. Gesù denuncia questa immaturità spirituale, ma nello stesso tempo rivela che la Sapienza di Dio si manifesta nelle opere, non nelle apparenze. È un invito forte ad ascoltare, discernere e lasciarsi trasformare.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Gesù descrive la Sua generazione come bambini seduti in piazza che non sanno né gioire né piangere. Un’immagine potente, che mette a nudo un cuore incapace di entrare davvero in relazione. I bambini chiamano i compagni al gioco del flauto – simbolo della gioia – e non ottengono risposta; invitano al lamento – simbolo della conversione – ma gli altri restano impassibili. In questa parabola della vita quotidiana, Gesù mostra che chi non sa rispondere ai richiami della grazia diventa prigioniero di se stesso.
Giovanni Battista incarna il tempo della preparazione, dell’essenzialità e della sobrietà. La sua figura richiama un forte invito alla penitenza ed al ritorno a Dio (cf. Mt 3,1-3). Eppure viene giudicato “indemoniato”. Gesù, invece, porta il volto della misericordia, della vicinanza e della tenerezza: mangia con i peccatori, siede alle tavole degli esclusi (cf. Lc 15,2). Eppure anche Lui viene disprezzato, accusato di essere “mangione e beone”. Il problema, allora, non è né lo stile austero né quello accogliente: il problema è il cuore che si rifiuta di riconoscere Dio quando passa.
Gesù conclude con una frase che è la chiave del brano: «La sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Le opere di Gesù – guarigioni, perdono, liberazioni, annuncio ai poveri – confermano la verità della Sua missione. Non sono le parole o le apparenze a manifestare Dio, ma i frutti della vita. Qui risuona l’insegnamento costante della Chiesa: è nella carità concreta, nella misericordia vissuta, nella coerenza della vita che si riconosce la presenza dello Spirito. I documenti del Magistero richiamano continuamente che la fede si vede nei gesti, non solo nelle professioni di principio; che la testimonianza credibile nasce da un cuore libero da pregiudizi e aperto alla verità.
Questo Vangelo ci provoca profondamente: che tipo di generazione siamo? Riconosciamo i segni della presenza di Dio o li respingiamo perché non corrispondono ai nostri schemi? Siamo disponibili a lasciarci sorprendere dalla Sua novità, che spesso si manifesta dove non ce l’aspettiamo? La Sapienza di Dio continua a parlare, ma occorre un cuore docile per ascoltare. E chi ascolta, davvero, trova la via della vita.
Signore Gesù, libera il mio cuore da ogni giudizio facile e da ogni chiusura. Donami uno sguardo puro, capace di riconoscere la Tua presenza nelle persone e negli eventi. Fa’ che non resti indifferente ai richiami della Tua grazia, ma risponda con generosità e docilità. Conducimi sulla via della Sapienza, perché la mia vita porti frutti di verità, misericordia e pace. Amen.