Vangelo di oggi 12 giugno: "va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello"
Nel brano del Vangelo di oggi Gesù ci chiama ad una giustizia interiore che va oltre la mera osservanza esterna della legge.
Non basta evitare il peccato materiale: il Signore ci invita a purificare il cuore dalle radici del male, come l’ira ed il disprezzo. È una chiamata alla riconciliazione vera, alla comunione fraterna ed all’amore autentico, che trova compimento nel culto gradito a Dio. In questo insegnamento si manifesta la profondità della Nuova Alleanza, nella quale la legge è scritta nel cuore (cf. Ger 31,33), e la giustizia si realizza nella carità (cf. Rm 13,10).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Gesù afferma che “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Gli scribi e i farisei erano osservanti meticolosi della legge, ma spesso solo esteriormente (cf. Mt 23,27). Il Signore ci chiede di andare oltre, verso una giustizia che nasce da un cuore convertito.
Nel proseguire del discorso, Gesù approfondisce il comandamento “Non ucciderai” (Es 20,13). Non basta evitare l’omicidio: anche l’ira, il disprezzo, l’insulto sono peccati che feriscono profondamente la dignità dell’altro, creato a immagine di Dio (cf. Gen 1,27). La parola offensiva può diventare arma di divisione e fonte di condanna, come Gesù sottolinea parlando del fuoco della Geenna, simbolo del giudizio eterno.
Il cuore della pagina evangelica è l’invito alla riconciliazione: “Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te… va’ prima a riconciliarti”. La vera adorazione non può esistere senza la pace con il prossimo. L’offerta più gradita a Dio è un cuore riconciliato (cf. Sal 50,19). Questa esigenza trova riscontro anche nel precetto della Confessione, che richiede il pentimento sincero e la riparazione del male fatto per ricevere il perdono.
Infine, Gesù esorta alla prontezza nel riconciliarsi “mentre sei in cammino”. La vita è un cammino verso l’eternità, e non possiamo sapere quanto tempo ci resta. Perciò è urgente perdonare, chiedere perdono, vivere in pace. Come dice san Paolo: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4,26).
Signore Gesù, donami un cuore mite e umile come il Tuo. Libera il mio cuore dall’ira, dal giudizio, dal rancore. Insegnami a riconciliarmi con sincerità, ad amare chi mi ha ferito, a servire il Tuo Regno nella pace. Fa’ che la mia giustizia sia vera, e che il mio culto Ti sia gradito. Amen.