Preghiere

Vangelo di oggi 13 ottobre: “Non servono miracoli, basta la Parola”

Il brano del Vangelo di oggi ci svela che il vero segno è Gesù stesso: la sua morte e risurrezione, la Parola viva di Dio fatta carne.

Gesù parla a una folla numerosa ma dal cuore indurito. Chiedono segni, prodigi, prove tangibili per credere. Ma Gesù non si lascia trascinare in un gioco di spettacoli religiosi: l’unico segno che offre è quello di Giona. Come il profeta rimase tre giorni nel ventre del pesce, così Gesù sarà nel sepolcro e poi risorgerà.. La generazione che pretende miracoli dimentica che il miracolo più grande è già davanti ai suoi occhi: l’amore di Dio che chiama alla conversione attraverso Cristo.

Dal Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Commento al Vangelo del 13 ottobre

La riflessione sul Vangelo di oggi

Il Vangelo di oggi è una denuncia ed un invito insieme. Gesù si rivolge a una folla che si accalca per vederlo, ma non necessariamente per seguirlo. È la folla che “cerca un segno”, ossia una prova straordinaria che dimostri chi Egli sia. Ma la fede non nasce dai segni spettacolari: nasce dall’ascolto e dalla conversione.

Gesù definisce quella generazione “malvagia”, non perché peggiore delle altre, ma perché incapace di riconoscere la presenza di Dio già all’opera. Cercano segni, ma non vedono il Segno. Dio ha già parlato, e la Parola è davanti a loro in Gesù. È lo scandalo dell’evidenza: vedere e non riconoscere.

Il “segno di Giona” diventa allora simbolo di un mistero più profondo. Come Giona fu inviato a Ninive per chiamare alla conversione, così Gesù è inviato al mondo per salvare. E come Giona rimase tre giorni nel ventre del pesce, Gesù resterà tre giorni nel sepolcro prima di risorgere. Il vero segno è la croce e la risurrezione: lì si manifesta la potenza di Dio nell’amore che salva.

Gesù cita due figure pagane — la regina del Sud ed i Niniviti — per mettere in luce la durezza di cuore dei suoi ascoltatori. La regina, venuta da lontano, si mise in viaggio per ascoltare la sapienza di Salomone; i Niniviti si convertirono alla semplice predicazione di Giona. Eppure, dice Gesù, “qui vi è uno più grande di Salomone” e “uno più grande di Giona”. Se gli stranieri hanno saputo accogliere una parola umana, quanto più noi dovremmo accogliere la Parola divina fatta carne.

Il Vangelo ci interpella oggi: quante volte anche noi cerchiamo segni, prove, conferme da Dio, dimenticando che Egli ci ha già dato tutto nel suo Figlio! Gesù è il segno definitivo, il volto visibile del Padre. Non serve altro miracolo: serve uno sguardo nuovo, capace di riconoscerlo nel quotidiano.

Spunti di riflessione personale

  1. Cerco segni da Dio o riconosco la sua presenza nei piccoli gesti della vita?
  2. Mi lascio convertire dalla Parola o resto spettatore in attesa di un miracolo?

Preghiera di oggi

Signore Gesù, Tu sei il segno vivo dell’amore del Padre. Liberami dal bisogno di prove e rendimi attento alla Tua presenza. Fa’ che come i Niniviti io sappia ascoltare e cambiare cuore, perché in Te riconosca il segno che salva il mondo. Amen.

Published by
Cristiano Sabatini