Nel brano del Vangelo di oggi Gesù continua il suo insegnamento sul compimento della Legge, andando oltre la giustizia degli scribi e dei farisei.
Il tema del giuramento è affrontato alla radice: il Signore non si limita a condannare il falso giuramento, ma invita i discepoli a una trasparenza radicale del cuore e della parola. La verità, per il cristiano, non ha bisogno di conferme solenni, ma si esprime in un parlare limpido e fedele. In un mondo dove spesso le parole sono svuotate, manipolate o contraddette dai fatti, l’invito di Gesù rimane urgente e profetico: «Il vostro parlare sia: “Sì, sì”; “No, no”».
Dal Vangelo secondo Matteo 5,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Gesù richiama un precetto dell’Antico Testamento: “Non giurerai il falso” (cf. Es 20,7; Lv 19,12), ma lo supera proponendo un nuovo stile di vita fondato sulla verità interiore. Il problema non è solo il falso giuramento, ma il bisogno stesso di giurare, che rivela una mancanza di fiducia e coerenza. Per questo il Signore dice: “Non giurate affatto”, e spiega che nulla di ciò che ci circonda — né il cielo, né la terra, né Gerusalemme, né la nostra stessa persona — ci appartiene: tutto è di Dio.
Il cristiano è chiamato a dire la verità con semplicità, come espressione della propria dignità di figlio della luce (Ef 5,8-9). L’integrità della parola è un riflesso dell’integrità del cuore. Come insegna la Tradizione della Chiesa, la veracità è una virtù che consiste nel mostrarsi sinceri nei pensieri e nelle parole, evitando ogni doppiezza, menzogna o ipocrisia (cf. Mt 23,28).
Gesù ci insegna che “il di più viene dal Maligno”: quando si giura per rafforzare ciò che si dice, spesso si cela un’intenzione ambigua o manipolatrice. Invece, la parola del cristiano deve essere affidabile per la sua sola sincerità. San Giacomo scrive: “Il vostro sì sia sì e il vostro no no, affinché non cadiate sotto il giudizio” (Gc 5,12).
Spunti di riflessione personale
- Le mie parole sono sempre sincere e coerenti con ciò che vivo interiormente?
- Cerco di guadagnare la fiducia degli altri con la verità o con mezzi secondari?
Preghiera di oggi
Signore Gesù Cristo, Verbo di verità, purifica il mio cuore e rendi limpido il mio parlare. Insegnami a dire “sì” con amore e fedeltà, e “no” con fermezza e rispetto. Donami uno spirito trasparente, per testimoniare con le parole e con la vita la verità che viene da Te. Amen.