Vangelo di oggi 14 Settembre: "La croce segno di amore e di vita"
Il brano del Vangelo di oggi ci propone il dialogo tra Gesù e Nicodèmo che riassume l’essenza della Buona Notizia.
Dio ha tanto amato il mondo da donare suo Figlio perché ogni uomo abbia la vita eterna. È il centro della rivelazione, il fondamento della speranza, il cuore della salvezza. Gesù si presenta come colui che viene dall’alto e che, attraverso la sua Croce, diventa fonte di vita nuova per chi crede. Questo testo ci invita ad accogliere con gratitudine l’amore gratuito del Padre, che non condanna ma salva, offrendo a ciascuno un futuro di speranza.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo» (Gv 3,13). Gesù si presenta come l’unico mediatore tra Dio e l’umanità. Non è semplicemente un maestro terreno, ma il Figlio inviato dal Padre per rivelarci la Sua volontà. Questo ci ricorda quanto scrive san Paolo: «Uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1Tm 2,5).
Il riferimento a Mosè che innalzò il serpente nel deserto (cf. Nm 21,4-9) anticipa il mistero della Croce. Come gli israeliti, guardando al serpente di bronzo, trovavano guarigione, così chi fissa lo sguardo su Cristo crocifisso riceve la vita eterna. La Croce, scandalo e follia per il mondo, diventa potenza di salvezza per chi crede (cf. 1Cor 1,18).
Il versetto centrale del brano è uno dei più conosciuti e profondi della Scrittura: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Qui si manifesta la natura di Dio: amore che si dona senza misura. Non siamo salvati per merito, ma per grazia. San Giovanni lo dirà con forza: «In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio» (1Gv 4,10). L’iniziativa parte sempre dal Padre, che non vuole la condanna, ma la vita di ciascuno.
«Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato» (Gv 3,17). In queste parole si rivela la missione stessa di Cristo. Egli non viene per giudicare, ma per offrire la possibilità della salvezza. Certo, la risposta dell’uomo rimane libera: chi accoglie vive, chi rifiuta si autoesclude dalla luce. Ma la volontà di Dio è chiara: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4).
Padre santo, che hai tanto amato il mondo da donare il tuo Figlio, fa’ che il mio cuore si apra con gratitudine al tuo amore. Donami di guardare sempre a Cristo innalzato sulla croce e di riconoscere in Lui la mia salvezza. Fa’ che la mia vita diventi testimonianza della tua misericordia, perché altri possano credere e vivere nella gioia eterna. Amen.