Il brano del Vangelo di oggi ci offre parole severe verso chi avevano assistito ai miracoli di Gesù senza però cambiare vita.
Corazìn, Betsàida e Cafàrnao avevano ricevuto grazie straordinarie, ma erano rimaste indifferenti. Gesù non parla solo a delle città geografiche, ma si rivolge anche a ciascuno di noi, ogni volta che ascoltiamo la sua parola senza lasciarci toccare, senza convertirci. Il rimprovero non nasce dall’ira, ma da un amore ferito, da un cuore che ha donato tutto senza ricevere accoglienza.
Dal Vangelo secondo Matteo 11,20-24
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
La riflessione sul Vangelo di oggi
Il Signore sottolinea un principio fondamentale della giustizia divina: maggiore è la luce ricevuta, maggiore è la responsabilità davanti a Dio. Lo afferma anche la Scrittura: «A chi fu dato molto, molto sarà chiesto» (Lc 12,48). Le città pagane come Tiro, Sidòne e persino Sòdoma vengono presentate come meno colpevoli, perché non avevano avuto la possibilità di vedere con i loro occhi i segni della salvezza. Ma dove la grazia è abbondante, la risposta richiesta è più alta.
Gesù non condanna per vendetta, ma denuncia il peccato per risvegliare le coscienze. Come insegna la Chiesa, la conversione non è soltanto un atto esterno, ma un cambiamento profondo del cuore e della mente, un ritorno pieno all’amore del Padre (cf. Lc 15,17-20). Il rischio, per noi cristiani, è di abituarci alla presenza del Signore, di ascoltare la sua parola, di ricevere i sacramenti, ma di rimanere chiusi, tiepidi, senza frutti di vera vita nuova.
Spunti di riflessione personale
- Ho mai considerato i doni spirituali che ho ricevuto come un impegno alla conversione quotidiana?
- In quali ambiti della mia vita continuo a resistere alla chiamata di Gesù?
Preghiera di oggi
Signore Gesù, Tu non smetti di chiamare alla conversione anche quando i cuori si mostrano duri. Non permettere che l’abitudine al sacro spenga in me il desiderio di cambiare. Donami occhi nuovi per riconoscere i tuoi segni nella mia vita e cuore docile per accoglierli con gratitudine. Fa’ che non resti insensibile ai Tuoi prodigi, ma che ogni Tua parola trovi in me terreno fertile. Salvami, o Signore, nonostante le mie resistenze, e rendimi testimone della tua paziente misericordia. Amen.