Vangelo di oggi 17 novembre: "Il miracolo è nell’incontro"
Il brano del Vangelo di oggi ci presenta il racconto del cieco di Gerico: uno dei più intensi episodi di fede spontanea e coraggiosa.
.Un uomo seduto ai margini della strada — escluso, ignorato, privo di luce — sente passare Gesù e intuisce che quella è l’occasione decisiva della sua vita. Mentre la folla tenta di farlo tacere, egli grida ancora più forte. La sua supplica semplice e profonda, «Figlio di Davide, abbi pietà di me», diventa modello della preghiera cristiana: umile, insistente, fiduciosa. Gesù si ferma, ascolta e dona a quell’uomo non solo la vista, ma la salvezza. È il miracolo dell’incontro che cambia la vita.
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Il cieco di Gerico rappresenta l’umanità ferita che vive ai margini, incapace di vedere la luce vera. La sua condizione è fisica, ma anche simbolica: la cecità è immagine dell’incapacità dell’uomo di riconoscere Dio, di orientare la propria vita verso la verità. Eppure questo cieco, pur non vedendo con gli occhi, “vede” più della folla: riconosce in Gesù il “Figlio di Davide”, cioè il Messia atteso. La fede nasce spesso proprio da chi si riconosce povero, bisognoso, non autosufficiente.
Quando sente che Gesù sta passando, grida. Il suo grido è preghiera pura: un’invocazione che non lascia spazio all’orgoglio. La folla tenta di zittirlo, come spesso accade con le voci fragili, ma lui non si arrende. È un modello di perseveranza: quando tutto sembra spingere al silenzio o alla rassegnazione, la fede autentica non smette di invocare il Signore. Sant’Agostino commenta: «Temo che Gesù passi e io non gridi»: un invito a non perdere le occasioni di grazia, a non restare indifferenti mentre il Signore attraversa la nostra vita.
Gesù si ferma. È un dettaglio sorprendente: Dio si arresta davanti al grido dell’uomo. Il suo cammino verso Gerusalemme — verso la Passione — si interrompe per ascoltare un mendicante ai margini della strada. Prima ancora di guarirlo, Gesù gli rivolge una domanda che custodisce una grande delicatezza: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» È la libertà dell’amore: Dio non impone, ma chiede permesso. Vuole che l’uomo esprima il proprio desiderio.
«Signore, che io veda di nuovo!»: il cieco chiede la luce, e Gesù gliela dona. Ma aggiunge una frase fondamentale: «La tua fede ti ha salvato». Non dice: “Ti ha guarito”, ma “ti ha salvato”. La salvezza è più grande della guarigione fisica: è il ricominciare a vedere con gli occhi del cuore, a comprendere la presenza di Dio, a camminare dietro a Gesù. Infatti, l’uomo guarito non torna alla sua vita di prima: “cominciò a seguirlo glorificando Dio”. Il miracolo diventa missione, il dono ricevuto diventa lode che coinvolge anche il popolo circostante.
Il cieco di Gerico è icona della fede cristiana: riconosce il bisogno, prega con coraggio, accoglie la grazia e si mette in cammino dietro al Signore. Chi incontra davvero Gesù non resta mai fermo.
Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me. Tu che ti fermi davanti al mio grido, illumina le zone oscure del mio cuore, ridonami la vista della fede, insegnami a riconoscere la Tua presenza nelle strade della mia vita. Fa’ che, guarito dal Tuo amore, possa seguirti con gioia e glorificarti con la mia vita. Amen.