Vangelo di oggi 18 novembre: "Dio ci cerca per primo"
Il brano del Vangelo di oggi ci offre uno degli esempi più belli della misericordia evangelica: l’incontro tra Gesù e Zaccheo.
A Gerico — la città dove poco prima un cieco aveva ritrovato la vista — ora è un uomo spiritualmente “cieco”, intrappolato nel peccato e nella ricchezza disonesta, a cercare di vedere Gesù. Zaccheo è capo dei pubblicani, ricco, potente, disprezzato da tutti: un escluso, non per condizione sociale, ma per condotta morale. Eppure proprio lui sente il bisogno di qualcosa di più. Cerca, corre, sale su un albero. E Gesù, alzando lo sguardo, lo chiama per nome e lo introduce in una vita nuova, trasformando la sua casa in luogo di salvezza.
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Zaccheo è presentato come un uomo diviso: ricco fuori, povero dentro; potente davanti agli altri, fragile nel cuore. La folla lo disprezza, ma dentro di lui arde un desiderio sincero: “cercava di vedere chi era Gesù”. Non cerca un miracolo, né un favore, ma un volto. È l’inquietudine dell’anima che, pur ferita, intuisce che solo l’incontro con Cristo può colmare la sua mancanza di senso.
Nonostante la posizione sociale, Zaccheo non ha vergogna di correre e salire su un sicomoro: gesti quasi ridicoli per un uomo della sua importanza. La dignità esteriore cade davanti al desiderio profondo. È il simbolo dell’uomo che, per trovare Dio, è disposto a superare il giudizio degli altri, le proprie paure, e persino il proprio orgoglio. Il sicomoro diventa così il luogo dell’onestà interiore: Zaccheo non finge più di essere autosufficiente.
Il gesto decisivo, però, è di Gesù. Arrivato sotto l’albero, “alzò lo sguardo”: è l’immagine di Dio che guarda verso l’alto non per essere venerato, ma per sollevare l’uomo. Gesù non aspetta che Zaccheo scenda, non lo giudica, non gli chiede spiegazioni: lo chiama per nome e lo invita a scendere subito. “Oggi devo fermarmi a casa tua”: non è un invito, è una decisione d’amore. Gesù desidera entrare proprio nella casa di chi si sente lontano e inadatto. La salvezza comincia quando lasciamo che Dio entri nel nostro quotidiano.
La risposta di Zaccheo è immediata: accoglie Gesù “pieno di gioia”. La gioia è il segno della vera conversione. E questa gioia non resta teorica: si traduce in decisioni concrete. Zaccheo cambia i suoi rapporti con i beni e con gli altri. Dona metà di ciò che possiede ai poveri, e restituisce quattro volte ciò che ha rubato: ben oltre quanto la legge prescriveva. Il suo cuore, toccato dalla misericordia, diventa capace di giustizia e generosità.
Gesù conclude con una rivelazione definitiva: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. Non solo per Zaccheo, ma per la sua casa: dove entra Cristo, entra una vita nuova che illumina ogni relazione. E aggiunge: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”. Non siamo noi a cercare Dio: è Lui che ci cerca per primo, che ci vede, che ci chiama, che ci raggiunge anche sugli alberi della nostra fragilità.
Gesù, che hai alzato lo sguardo verso Zaccheo, alza oggi il Tuo sguardo anche verso di me. Chiama il mio nome, scuoti le mie paure, entra nella mia casa, porta la Tua luce nelle mie relazioni e nelle mie scelte. Trasforma il mio cuore perché, come Zaccheo, possa vivere la gioia di una vita nuova e diventare segno della Tua misericordia. Amen.