Il brano del Vangelo di oggi invita ad essere dei veri portatori di pace e speranza, non di sé stessi ma di Gesù.
Gesù non cammina mai da solo: chiama, forma e invia. Dopo i Dodici, ora manda altri settantadue discepoli, segno che la missione è universale e coinvolge tutti. Li invia a due a due, perché il Vangelo non si annuncia da soli ma in comunione. Le sue istruzioni sono essenziali: portare pace, non contare su sicurezze materiali, fidarsi della Provvidenza, curare i malati e proclamare che il Regno di Dio è vicino.
Dal Vangelo secondo Luca 12,1-7
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Gesù invia i settantadue discepoli “a due a due davanti a sé”. Questo gesto mostra che ogni missione cristiana è preparazione all’incontro con Lui: il discepolo non è il protagonista, ma colui che prepara il terreno al passaggio del Signore. La fraternità missionaria — andare insieme — è il primo segno del Vangelo: non c’è annuncio credibile senza comunione.
La missione comincia con una constatazione e una preghiera: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”. Gesù non dice di rassegnarsi, ma di pregare. La missione nasce sempre dalla preghiera, non dall’efficienza. Prima di mandare, Gesù fa pregare: perché solo chi si riconosce mendicante davanti a Dio può portare la sua Parola con umiltà e forza.
Poi Gesù avverte: “Vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. È un’immagine forte: il discepolo non è armato di potere, ma di mitezza. Non convince con la forza, ma con la pace e la fiducia. Il Vangelo non si impone: si offre. L’invito a non portare borsa, né sacca, né sandali è un invito alla libertà e alla fiducia. L’annunciatore del Regno non deve essere zavorrato da ciò che possiede: la povertà evangelica non è miseria, ma libertà per amare.
“Pace a questa casa”: la prima parola del missionario è sempre benedizione. La pace che Gesù affida ai discepoli è la sua stessa pace, quella che nasce dalla comunione con Dio. Se viene accolta, riempie la casa; se viene rifiutata, non si perde, ma ritorna su chi l’ha offerta: nulla dell’amore si perde mai.
Infine, Gesù affida ai discepoli due gesti concreti: “Guarite i malati” e “Dite: è vicino a voi il Regno di Dio”. La missione non è solo parola, ma anche cura. L’annuncio passa attraverso le mani che si prendono cura dei feriti e dei poveri. Dove qualcuno si china sul dolore dell’altro, lì il Regno è già vicino.
Spunti di riflessione personale
- Come vivo la mia “missione” quotidiana: da inviato o da spettatore?
- Sono capace di portare pace dove entro, nelle case, nei dialoghi, nel lavoro?
Preghiera di oggi
Signore Gesù, rendimi un Tuo discepolo missionario. Donami un cuore libero da pesi e da paure, capace di portare pace, di ascoltare e di curare. Fa’ che ovunque vada possa dire con la vita: “È vicino a voi il Regno di Dio”. Amen.