Il brano del Vangelo di oggi ci conduce nel cuore del mistero dell’amore divino, rivelato da Cristo durante il discorso sul Pane della Vita.
Gesù manifesta il desiderio misericordioso del Padre: che nessuno si perda, che tutti trovino salvezza attraverso la fede nel Figlio. In queste parole risuona la certezza di una promessa incrollabile: chi va a Gesù non sarà mai respinto. Il nostro cammino terreno, con le sue fragilità e cadute, trova qui un fondamento di speranza. La fede diventa non solo adesione intellettuale, ma incontro salvifico che conduce alla vita eterna, assicurata dalla risurrezione finale.
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Il Vangelo di oggi rivela la volontà salvifica universale di Dio. Gesù afferma: “Tutto ciò che il Padre mi dà verrà a me”. Il movimento della salvezza parte dal Padre, passa attraverso il Figlio, e coinvolge ciascuno di noi. “Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”: non c’è condanna per chi si avvicina con cuore umile e fiducioso, come il figlio prodigo che torna alla casa del Padre (Lc 15).
Cristo non respinge i peccatori, ma coloro che rifiutano la sua misericordia rimangono fuori per propria scelta. Come egli dice altrove: “Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete” (Gv 6,35). La salvezza è dono, ma richiede risposta: “Chiunque vede il Figlio e crede in lui ha la vita eterna”. L’atto di “vedere” indica una fede viva, illuminata, che riconosce la presenza salvifica di Dio nel volto di Gesù.
La volontà del Padre è chiara: “che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”. Il Signore è il Buon Pastore che va in cerca della pecora smarrita (Lc 15,4) e porta sulle sue spalle chi non ce la fa. La nostra certezza non è nelle nostre forze, ma nella fedeltà di Cristo. Come insegna San Paolo: “Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento” (Fil 1,6).
Questa promessa culmina nella risurrezione: “E io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. La fede cristiana è fondata su questa speranza. Non siamo destinati al nulla, ma alla comunione eterna con Dio. La vita eterna non inizia dopo la morte: germoglia già ora in chi accoglie Gesù. Il nostro pellegrinaggio terreno trova senso nella certezza che nulla andrà perduto se restiamo in Lui.
Il deposito della fede ricorda che questa volontà salvifica di Dio include la libertà umana e il nostro cooperare con la grazia. La salvezza è dono immeritato, ma è anche risposta d’amore: “Dio ci ha creati senza di noi, ma non ci salva senza di noi” insegnava sant’Agostino.
Spunti di riflessione personale
- Mi lascio davvero “ri-trovare” da Cristo quando mi smarrisco, oppure mi scoraggio e mi allontano?
- Come posso vivere oggi la fede come adesione fiduciosa al progetto misericordioso del Padre?
Preghiera di oggi
Gesù, Buon Pastore, che non respingi chi viene a Te, attira il mio cuore al Tuo amore. Fammi credere con fiducia nella promessa della vita eterna e sostienimi nei momenti di debolezza. Non permettere che io mi perda, ma custodiscimi sotto il Tuo sguardo. Fa’ che ogni giorno cammini verso di Te e che, nell’ultimo giorno, possa risorgere alla gioia eterna accanto a Te. Amen.