Il brano del Vangelo di oggi ci spiega che la vigilanza cristiana non è paura del giudizio, ma desiderio di comunione con un Dio che ama.
Gesù invita i suoi discepoli a vivere nell’attesa vigilante, come servi che aspettano il ritorno del padrone. Le immagini delle vesti strette ai fianchi e delle lampade accese evocano la prontezza e la luce della fede. Non si tratta di vivere nell’ansia, ma nella disponibilità costante ad incontrare il Signore che viene, ogni giorno e alla fine dei tempi. La sorpresa più grande è che, al suo ritorno, sarà lui stesso a servirci: il Maestro si farà servo dei servi fedeli.
Dal Vangelo secondo Luca 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!»

La riflessione sul Vangelo di oggi
Gesù, nel suo cammino verso Gerusalemme, forma i discepoli con parole che chiedono profondità spirituale: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”. È un invito a non vivere distratti, ma in atteggiamento di attesa attiva. Le vesti strette indicano chi è pronto a partire, a servire, a non lasciarsi bloccare dalla pigrizia o dalle abitudini. Le lampade accese simboleggiano la fede viva, la preghiera che illumina le notti della vita, la speranza che non si spegne.
Il Signore si paragona ad un padrone che torna da un banchetto di nozze — immagine del Regno — e trova i suoi servi svegli. La vigilanza qui non è paura dell’arrivo improvviso, ma desiderio di non perdere l’incontro più bello: quello con Gesù. Chi veglia non per dovere, ma per amore, riconosce i segni discreti della Sua presenza.
Poi Gesù capovolge le attese: “Si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Il padrone diventa servo, il Signore si cinge il grembiule. È un’anticipazione dell’Ultima Cena, quando Gesù laverà i piedi ai discepoli. In questo gesto si rivela il cuore di Dio: non colui che domina, ma colui che serve. La beatitudine promessa non è per chi calcola o teme, ma per chi vive l’amore nella fedeltà quotidiana.
“Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”. Non sappiamo quando il Signore verrà, ma sappiamo come desidera trovarci: non addormentati nella routine, ma attenti, umili, operosi, con il cuore acceso. Anche se arriva nel cuore della notte — nei momenti oscuri della vita — egli riconosce e ricompensa la fedeltà nascosta.
La vigilanza cristiana è dunque fiducia: non un’attesa ansiosa del giudizio, ma un’attesa amante del ritorno. Chi veglia vive con il cuore libero, pronto a ricevere ogni giorno il Signore che viene nei volti, negli eventi, nel silenzio.
Spunti di riflessione personale
- Vivo la mia fede come attesa gioiosa o come abitudine stanca?
- Sono pronto a servire come Gesù serve?
Preghiera di oggi
Signore, tieni accesa la mia lampada nella notte. Rendimi vigilante nell’amore, attento alla Tua voce che bussa al cuore. Fa’ che Ti accolga ogni giorno con le vesti strette della fede e la luce della speranza. Quando verrai, fa’ che mi trovi sveglio nel servizio e nella pace. Amen.