Nel brano del Vangelo di oggi Maria, visitando Elisabetta, non parla di sé, ma proclama l’opera del Signore nella storia.
Il Magnificat è il canto della fede matura, della lode che nasce da un cuore totalmente abitato da Dio. Questo inno, intessuto di richiami alle Scritture d’Israele, rivela il volto di un Dio che salva, che guarda gli umili e resta fedele alle Sue promesse. Nel Magnificat la Chiesa riconosce la propria voce: una comunità chiamata a lodare Dio non per ciò che possiede, ma per ciò che ha ricevuto gratuitamente dalla Sua misericordia.
Dal Vangelo secondo Luca 1,46-55
In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

La riflessione sul Vangelo di oggi
«L’anima mia magnifica il Signore» (Lc 1,46): il Magnificat si apre con un atto di lode che coinvolge tutta la persona. Maria riconosce che la vera grandezza non è nell’uomo, ma in Dio. Come Anna nell’Antico Testamento (cf. 1Sam 2,1-10), ella canta la gioia di chi ha sperimentato la salvezza. Dio è chiamato “salvatore” (Lc 1,47), perché la Sua azione non è astratta, ma concreta e storica.
Il centro del canto è lo sguardo di Dio sull’umiltà: «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Maria non esalta se stessa, ma riconosce che tutto è dono. La tradizione della Chiesa insegna che la beatitudine di Maria nasce dall’aver creduto (cf. Lc 1,45) e dall’essersi affidata totalmente a Dio, diventando modello perfetto della fede (cf. insegnamento ecclesiale, n. 967-970).
Il Magnificat proclama poi un grande capovolgimento: Dio disperde i superbi, rovescia i potenti, innalza gli umili, ricolma gli affamati (cf. Lc 1,51-53). Non si tratta di un manifesto politico, ma della rivelazione del modo di agire di Dio, già annunciato dai profeti (cf. Is 61,1; Sal 113,7-8). Il Signore non resta indifferente davanti all’ingiustizia, ma interviene nella storia per ristabilire la verità e la dignità dei piccoli.
Questo canto è anche memoria della fedeltà divina: «come aveva detto ai nostri padri» (Lc 1,55). Maria legge la propria esperienza alla luce dell’alleanza con Abramo (cf. Gen 12,1-3). In lei, le promesse trovano compimento, e la misericordia di Dio si rivela come il filo rosso che attraversa le generazioni. La Chiesa riconosce in Maria l’immagine anticipata di ciò che essa stessa è chiamata a diventare: santa, povera, fiduciosa e totalmente rivolta a Dio (cf. n. 972).
Il Magnificat, pregato ogni giorno dalla comunità cristiana, educa lo sguardo a riconoscere l’opera di Dio nella storia e nella vita personale. È il canto di chi sa che la vera rivoluzione nasce dall’umiltà e dalla fiducia nel Signore.
Spunti di riflessione personale
- Riesco a riconoscere e lodare Dio per le “grandi cose” che ha compiuto nella mia vita, anche nelle situazioni semplici?
- Il mio modo di vivere riflette la logica del Vangelo, che innalza gli umili e invita al distacco dalle false sicurezze?
Preghiera di oggi
Signore onnipotente e misericordioso, con Maria vogliamo magnificare il Tuo Nome e riconoscere che tutto ciò che siamo è dono del Tuo amore. Liberaci dall’orgoglio e dall’autosufficienza, rendici umili di cuore e capaci di fidarci delle Tue promesse. Donaci occhi attenti ai piccoli, mani aperte verso chi è nel bisogno e un cuore colmo di gratitudine. Fa’ che la nostra vita diventi un canto di lode alla Tua misericordia che dura per sempre. Amen.