Vangelo di oggi 22 ottobre: "La responsabilità dei doni ricevuti"
Il brano del Vangelo di oggi non vuole spaventare, ma educare alla fedeltà quotidiana, ricordando che ogni dono diventa una chiamata.
Gesù continua il discorso sulla vigilanza, ma ora lo approfondisce con un appello alla responsabilità. Non basta attendere: occorre vivere con fedeltà ciò che ci è stato affidato. L’immagine del ladro che arriva all’improvviso ricorda che il tempo dell’incontro con Dio è imprevedibile; quella dell’amministratore prudente, invece, rivela la fiducia che il Signore ripone nei suoi discepoli. Chi ha ricevuto doni, fede, missione o autorità, è chiamato a servire con amore. La vera vigilanza è l’amore che persevera nel servizio.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Gesù usa un linguaggio semplice ma incisivo: “Se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa”. L’immagine è paradossale: il “ladro” rappresenta l’imprevedibilità della venuta del Figlio dell’uomo. Non è un invito alla paura, ma alla prontezza del cuore. Dio entra nella vita quando meno ce l’aspettiamo — nei momenti di crisi, nelle persone che non consideriamo, nei giorni apparentemente ordinari.
Pietro chiede: “Questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” La domanda svela la tentazione tipica dei discepoli: pensare che le parole più esigenti valgano per “gli altri”. Ma Gesù risponde parlando proprio a chi ha ricevuto un compito speciale: “Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente?” Chi guida, chi educa, chi serve nella Chiesa d o in famiglia ha una responsabilità maggiore. Il potere cristiano non è dominio, ma servizio fedele, come quello del servo che distribuisce il cibo a tempo debito.
“Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così”. La beatitudine promessa non è per chi “sa” molte cose, ma per chi fa ciò che ha compreso. La fedeltà non è spettacolare, è quotidiana: nutrire gli altri, essere affidabili, servire anche quando nessuno vede. È la fedeltà che trasforma la casa in un luogo di comunione.
Gesù avverte anche del rischio opposto: chi abusa della fiducia ricevuta, chi usa i doni per sé, tradisce la propria vocazione. Il padrone “lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli”. Sono parole dure, ma rivelano un principio profondo: chi riceve di più è chiamato a donare di più.
Il Vangelo si chiude con una sentenza che illumina tutto: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. È la legge della responsabilità evangelica. Non si tratta di paura del giudizio, ma di consapevolezza che ogni grazia è una missione. Dio ci affida persone, talenti, tempo, fede — non per custodirli gelosamente, ma per moltiplicarli nell’amore.
Signore, rendimi servo prudente e fedele, attento ai Tuoi doni ed al bene dei fratelli. Liberami dall’indifferenza e dall’abuso del potere, fa’ che il mio cuore vegli, pronto ad accoglierti nell’ora che non conosco, ma che desidero. A chi hai dato molto, insegna a donare di più. Amen.