Il brano del Vangelo di oggi ci porta nel cuore della denuncia profetica di Gesù contro l’ipocrisia religiosa.
Con immagini forti — i sepolcri imbiancati, belli fuori ma corrotti dentro — il Signore smaschera una spiritualità di facciata, che cura solo l’apparenza e trascura la verità interiore. Non si tratta di un rimprovero rivolto soltanto ad un gruppo del passato, ma di un avvertimento sempre attuale per ogni credente. Gesù ci invita ad un’autenticità profonda, dove la coerenza tra cuore e gesti diventa testimonianza luminosa. L’amore per Dio e per il prossimo non può essere mascherato dietro rituali o parole, ma deve sgorgare da un cuore purificato.
Dal Vangelo secondo Matteo 23,27-32
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

La riflessione sul Vangelo di oggi
L’immagine dei sepolcri imbiancati richiama l’usanza ebraica di dipingere di bianco le tombe prima della Pasqua per renderle visibili e non toccarle (cf. Nm 19,16). Esteriormente belle, internamente racchiudono decomposizione e morte. Così, dice Gesù, è il cuore che si veste di religiosità esteriore ma è privo di giustizia, misericordia e fedeltà (cf. Mt 23,23). Il Signore non condanna la pratica esterna della fede, ma l’assenza di una vita trasformata dalla grazia.
La Parola ci mette in guardia dal rischio di giudicare il passato con presunzione: i farisei affermavano che non avrebbero ucciso i profeti, eppure stavano per condannare il Figlio di Dio. Questo atteggiamento rivela una durezza di cuore che ignora le chiamate alla conversione. Come scrive San Giovanni, «se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi» (1Gv 1,8). La vera santità inizia dal riconoscimento della propria fragilità e dal desiderio di lasciarsi rinnovare.
La dottrina cattolica ricorda che il cuore dell’uomo è il luogo della decisione, il centro della persona, dove si sceglie la vita o la morte, l’autenticità o la menzogna. Senza una purificazione interiore, anche le opere esteriori più belle rischiano di essere vuote. Gesù ci chiama ad un culto «in spirito e verità» (Gv 4,23), dove il volto luminoso della fede nasce da un cuore riconciliato.
Spunti di riflessione personale
- Quali “sepolcri imbiancati” riconosco nella mia vita, ovvero aree in cui curo più l’immagine esteriore che la sostanza interiore?
- Sono disposto a lasciare che la luce di Cristo illumini e purifichi le zone più nascoste del mio cuore, anche quelle che fatico ad ammettere?
Preghiera di oggi
Signore Gesù, Tu che conosci ciò che c’è nel cuore di ogni uomo, liberami da ogni ipocrisia e vanità. Donami un cuore puro, ricolmo di verità e di amore. Fa’ che la mia vita, illuminata dal Tuo Spirito, sia testimonianza autentica del Vangelo, per la gloria del Padre e la salvezza delle anime. Amen.