Vangelo di oggi 28 Settembre: "la speranza della Parola"
Il brano del Vangelo di oggi ci mette davanti ad un contrasto radicale con la parabola del ricco e del povero Lazzaro.
Da un lato l’uomo che vive nel lusso, indifferente al dolore altrui; dall’altro, un mendicante abbandonato alla sofferenza, senza nulla. Dopo la morte, le posizioni si invertono: Lazzaro è accolto nella consolazione accanto ad Abramo, mentre il ricco sperimenta tormento e solitudine. Gesù ci richiama così all’urgenza della conversione: non basta riconoscere Dio a parole, ma occorre ascoltare la sua Parola e tradurla in amore concreto verso i fratelli. L’indifferenza è un abisso che ci separa da Dio più della povertà.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Gesù descrive due uomini che vivono uno accanto all’altro, ma in mondi completamente separati. Il ricco veste di porpora e di lino finissimo, simbolo di lusso e privilegio, e banchetta ogni giorno. Alla sua porta giace Lazzaro, nome che significa “Dio aiuta”: il povero spera almeno nelle briciole, ma trova come unica compagnia i cani che gli leccano le piaghe.
Il cuore del dramma non sta nella ricchezza in sé, ma nell’indifferenza: il ricco vede Lazzaro ogni giorno e non lo riconosce come fratello. Vive come se l’altro non esistesse. Il peccato non è solo il lusso, ma la cecità e la chiusura del cuore.
Alla morte, le sorti si capovolgono. Lazzaro viene accolto “nel seno di Abramo”, immagine della comunione con Dio, mentre il ricco conosce la solitudine ed il tormento. Il dialogo con Abramo rivela la durezza di un cuore che, persino nell’aldilà, continua a trattare Lazzaro come un servo: chiede che venga a rinfrescargli la lingua o ad ammonire i suoi fratelli. Ma l’abisso che separa i due mondi non può essere superato: è l’abisso scavato già in vita dall’indifferenza e dall’egoismo.
Abramo richiama il ricco all’essenziale: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». Non servono miracoli straordinari per convertirsi: la Parola di Dio è già luce sufficiente, se accolta con cuore disponibile. Chi non ascolta la Scrittura e non lascia che essa cambi la vita, resterà chiuso anche davanti al segno più grande: la risurrezione. Un richiamo forte anche per noi, che viviamo dopo la Pasqua: Cristo è risorto, eppure possiamo restare indifferenti se non apriamo il cuore.
La parabola ci invita a interrogarci sul nostro modo di vivere: ci sono “Lazzari” alle nostre porte che non vediamo? Forse non si tratta solo di poveri materiali, ma anche di persone sole, ferite, invisibili. La vera ricchezza non è accumulare per sé, ma condividere. L’eternità non dipende da ciò che possediamo, ma dall’amore che sappiamo donare.
Signore Gesù, apri i miei occhi per riconoscere i poveri che metti sul mio cammino. Liberami dall’indifferenza e dal ripiegamento su me stesso. Fa’ che la Tua Parola plasmi il mio cuore, perché io scelga di vivere la vera ricchezza dell’amore che condivide. Donami la grazia di non attendere segni straordinari, ma di credere al dono della Tua vita e della Tua risurrezione. Amen.