Vangelo di oggi 29 novembre: “Vegliare per vivere la giusta via"
Nel brano del Vangelo di oggi Gesù invita i suoi discepoli, e quindi tutti noi, a vivere in uno stato di vigilanza, sobrietà e preghiera.
Non si tratta di un invito a temere il futuro, ma a preparare il cuore all’incontro decisivo con Dio. Gesù conosce la fragilità dell’uomo e indica ciò che può appesantire l’anima: la dissipazione, le preoccupazioni e tutto ciò che distrae dalla vita spirituale. Questo ammonimento, pur pronunciato duemila anni fa, conserva una forza straordinaria, perché parla al cuore di ogni credente chiamato a vivere il tempo presente con fede matura e sguardo rivolto al cielo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Le parole di Gesù riportate da Luca sono una forte chiamata alla responsabilità spirituale. Il Signore non presenta scenari oscuri per intimorire, ma per risvegliare il cuore. L’espressione «State attenti a voi stessi» richiama l’esortazione della Sapienza: «Sopra ogni cosa vigila il tuo cuore» (Pr 4,23), perché da esso nasce la qualità della nostra vita interiore.
Gesù mette in guardia contro tre pericoli: dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Le dissipazioni indicano quella dispersione interiore che fa perdere il senso delle cose essenziali. Le ubriachezze non riguardano solo l’abuso di alcool, ma ogni forma di stordimento che annebbia la mente d indebolisce la volontà. Gli affanni, infine, sono le preoccupazioni eccessive che soffocano la fiducia, come Gesù ricorda nel discorso sulla Provvidenza: «Non affannatevi per il domani» (Mt 6,34).
Il rischio è che «quel giorno» — il momento dell’incontro definitivo con Dio — sorprenda il credente impreparato. Non si tratta di prevedere una data, cosa che il Signore stesso rifiuta (Mt 24,36), ma di vivere in uno stato di vigilanza amorosa. È significativo che Gesù descriva quel giorno come «un laccio»: non per incutere paura, ma per sottolineare che la fine giungerà in modo inatteso per chi vive addormentato spiritualmente.
Il rimedio è la vigilanza unita alla preghiera: «Vegliate in ogni momento pregando». La preghiera è la forza che sostiene il credente e gli permette di rimanere saldo. Essa rende possibile ciò che da soli non potremmo compiere, come afferma la Scrittura: «Non con la forza né con la potenza, ma con il mio spirito» (Zc 4,6). La vita cristiana non è fondata sulle nostre capacità, ma su una promessa: «Coloro che sperano nel Signore riacquistano forza» (Is 40,31).
Il testo ricorda anche il fine della vigilanza: «comparire davanti al Figlio dell’uomo». Per il discepolo, questo non è motivo di timore, bensì di speranza. L’incontro finale con Cristo è il compimento dell’intera esistenza. Nel Suo insegnamento si afferma che il cuore del credente deve rimanere libero, sobrio ed orientato all’eterno, perché ciò che conta non è evitare la prova, ma rimanere uniti a Cristo attraverso di essa.
Signore Gesù, Tu che conosci la fragilità del mio cuore, liberami da ciò che lo appesantisce. Rendimi vigilante, sobrio, attento alla Tua voce. Donami la forza di perseverare nella preghiera e di vivere ogni giorno come un passo verso il Tuo incontro. Fa’ che non tema il futuro, ma lo attenda con speranza, perché Tu sei il mio Signore e la mia pace. Amen.