Vangelo di oggi 3 novembre: "Il segreto della vera ricompensa"
Il brano del Vangelo di oggi ci insegna che il vero amore è gratuito, senza condizioni, aperto a chi non può restituire nulla.
Gesù continua a rivelare la radicalità dell’amore cristiano. Seduto alla tavola di un capo dei farisei, egli smonta ogni logica di interesse e convenienza. Non basta compiere gesti generosi: è il cuore che deve essere purificato dall’egoismo e dalla ricerca del tornaconto. La sua parola svela la carità come stile divino, chiamandoci ad imitare il Padre che “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45). Qui si trova la porta stretta della santità quotidiana.
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Il contesto è quello di un pranzo in casa di un fariseo. Gesù osserva, ascolta, e trasforma il convito in una lezione di vita eterna. “Quando offri un pranzo o una cena…”: non sta condannando l’affetto verso familiari ed amici, ma l’amore limitato alla reciprocità. Egli smaschera un atteggiamento sottile: fare il bene per essere considerati buoni, per ottenere approvazione, per ricevere in cambio. È il “mercato delle relazioni” che il mondo accetta, ma che il Vangelo supera.
“Non invitare i tuoi amici… perché a loro volta non ti invitino anch’essi”. Gesù invita a salire più in alto: “invita poveri, storpi, zoppi, ciechi”. Questi quattro gruppi rappresentano coloro che nella società erano esclusi, ritenuti impuri o senza valore. Il Signore li pone al centro, manifestando la dignità che Dio dona a ogni essere umano.
Isaia aveva già proclamato: “Dividi il tuo pane con l’affamato… allora la tua luce sorgerà come l’aurora” (Is 58,7-8). E Gesù stesso, nell’ultima cena, farà del banchetto il luogo supremo del dono totale: “Questo è il mio corpo offerto per voi” (Lc 22,19).
L’amore cristiano è gratuito, perché nasce da Colui che ci ha amati per primo. “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” (Lc 6,32). Questo insegnamento è un’espressione della carità che non cerca il proprio interesse (1Cor 13,5) e che è garanzia di vita eterna. Infatti, “riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Non si tratta di una ricompensa materiale, ma della partecipazione alla pienezza dell’amore divino: “Saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).
La fede cristiana non si misura da quante cose facciamo, ma da quanto amore mettiamo in esse, soprattutto quando nessuno può ringraziarci. L’imitazione di Cristo si manifesta nel servire chi non può restituire. È qui che la carità diventa libera, pura, lieta.
Signore Gesù, insegnami ad amare come Tu ami, senza calcoli né condizioni. Purifica il mio cuore dalla ricerca del contraccambio, e rendilo generoso nel servire chi è fragile, solo o dimenticato. Fa’ che io riconosca il Tuo volto nei poveri e che la mia gioia sia compiere il bene nel silenzio, confidando nella Tua promessa. Preparami alla mensa eterna dove Tu accoglierai i giusti nel Tuo Regno. Amen.