Vangelo di oggi 4 Agosto: "la logica di Dio è la sovrabbondanza"
Il brano del Vangelo di oggi è uno degli episodi più emblematici della vita pubblica di Gesù: la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Non è solo una dimostrazione di potenza, ma un gesto profondo di compassione, di condivisione e di insegnamento. In esso, Gesù si rivela come il vero Pastore, capace di prendersi cura del suo popolo non solo spiritualmente, ma anche nei bisogni concreti. Il pane spezzato è preludio dell’Eucaristia e simbolo della carità cristiana. Il brano ci invita ad abbandonare la logica della scarsità e ad entrare in quella dell’amore di Dio, che moltiplica ciò che doniamo con fede.
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Gesù si ritira in un luogo deserto dopo aver saputo della morte di Giovanni Battista, ma la folla lo raggiunge. Ed egli, anziché chiudersi nel dolore, si commuove e guarisce i malati: è l’atteggiamento del Buon Pastore, che “conosce le sue pecore” (cf. Gv 10,14) e non le abbandona mai.
Nel momento in cui i discepoli lo invitano a congedare la folla per cercare cibo, Gesù risponde: «Date voi stessi da mangiare». È una parola che interroga ogni cristiano: non possiamo essere spettatori, ma corresponsabili. L’amore autentico si traduce in azione concreta.
I cinque pani e due pesci sono simbolo della nostra povertà, della nostra inadeguatezza. Ma nelle mani di Cristo, quel poco diventa abbondanza. È Lui che, dopo aver alzato gli occhi al cielo, benedice, spezza e distribuisce: lo stesso linguaggio che ritroviamo nell’Ultima Cena (cf. Mt 26,26). Il miracolo annuncia dunque il dono dell’Eucaristia, il pane del cielo, che nutre l’anima e sostiene il cammino.
Il fatto che rimangano dodici ceste piene non è un dettaglio casuale: il numero dodici richiama le dodici tribù d’Israele e i dodici apostoli. È il segno che Dio provvede con generosità al suo popolo intero. Come insegna la Tradizione della Chiesa, Dio usa strumenti semplici per compiere meraviglie. Il nostro compito non è avere molto, ma donare tutto ciò che abbiamo, come il bambino che offrì i suoi pani e pesci (cf. Gv 6,9).
Signore Gesù, Tu che hai avuto compassione della folla affamata, guarda con misericordia il mio cuore stanco. Accogli le mie piccole offerte e moltiplica con la Tua grazia il bene che posso compiere. Insegnami a condividere, a credere che nulla è troppo poco nelle Tue mani. Fa’ che, spezzando il mio pane, possa portare speranza e nutrimento agli altri. Amen.