Vangelo di oggi 5 dicembre: "Seguire la luce prima di vederla"
Il brano del Vangelo di oggi ci introduce nel cuore della fede cristiana: fidarsi del Signore prima ancora di vedere i risultati.
I ciechi non hanno prove, non hanno garanzie, ma hanno un desiderio profondo e la certezza che Cristo può cambiare la loro vita. Questo episodio ci ricorda che la fede non è solo un sentimento, ma un atto di fiducia concreto nella potenza e nella misericordia di Dio. È un cammino che si apre con un grido: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Il racconto di Matteo presenta due uomini che, pur privi della vista, riconoscono in Gesù il Messia, chiamandolo «Figlio di Davide» (Mt 9,27). È paradossale: coloro che non vedono sono proprio quelli che “vedono” più a fondo. Gesù permette che lo seguano fino alla casa e solo lì si ferma per rivolgere loro la domanda decisiva: «Credete che io possa fare questo?» (Mt 9,28). È una domanda che attraversa l’intero Vangelo e tocca ogni credente. Gesù non opera il miracolo per impressionare la folla, ma risponde alla fede personale. Non chiede sforzi sovrumani, ma fiducia sincera.
Il loro «Sì, o Signore!» diventa la porta attraverso cui entra la grazia. E Gesù afferma: «Avvenga per voi secondo la vostra fede» (Mt 9,29). Non secondo i meriti, non secondo la capacità, non secondo il passato, ma secondo la fede. La guarigione non è automatica: nasce dall’incontro tra la potenza di Dio e l’apertura del cuore umano. Le Scritture mostrano che la fede ha questo dinamismo: Abramo credette “sperando contro ogni speranza” (Rm 4,18) e Gesù stesso insegna che «tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23).
Il gesto del tocco sugli occhi richiama la missione di Cristo annunciata dal profeta: «Il Signore mi ha mandato a proclamare la liberazione… e la vista ai ciechi» (Lc 4,18; Is 61,1). In Lui si compie la promessa. La tradizione della Chiesa afferma che la fede è al tempo stesso dono e risposta libera dell’uomo, un’adesione che coinvolge l’intelligenza, la volontà e l’affidamento del cuore. Vivere di fede significa rendere Cristo il fondamento delle scelte quotidiane.
L’ammonimento a non divulgare il miracolo (Mt 9,30) non nasce da durezza, ma dal desiderio di evitare un entusiasmo superficiale o una comprensione distorta del Messia. Ma la gioia dei due guariti trabocca: quando Cristo tocca profondamente la vita è impossibile rimanere indifferenti. La buona notizia si diffonde non per obbligo, ma per sovrabbondanza.
Questo episodio ci invita a chiederci: seguiamo Gesù solo con le parole o con una vera fiducia? Quando restiamo nel buio, sappiamo gridare a Lui? I due ciechi ci mostrano che il cammino di fede inizia spesso proprio nelle nostre fragilità.
Signore Gesù, come i due ciechi, anch’io ti grido: «Abbi pietà di me!» Tu conosci ciò che nel mio cuore è buio, fragile o ferito. Rendimi capace di credere alla Tua potenza più che alle mie paure. Tocca i miei occhi interiori perché sappia riconoscere la Tua presenza nelle prove. Rafforza la mia fede, fa’ che cammini dietro a Te anche quando non vedo, e che la gioia del Tuo amore si diffonda attraverso la mia vita. Amen.