Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù, rispondendo con amore ai suoi apostoli, ci regala la preghiera delle preghiere.
I discepoli, vedendo Gesù pregare, percepiscono la profondità e la serenità del suo dialogo con il Padre e gli chiedono di essere introdotti in quella stessa intimità. Gesù risponde donando loro la preghiera per eccellenza: il Padre nostro. Non offre formule magiche, ma un modo nuovo di stare davanti a Dio, con la fiducia di figli e non con il timore di sudditi. Ogni parola di questa preghiera racchiude l’essenza del Vangelo: la lode, la fiducia, il perdono, il pane quotidiano e la forza nelle prove.
Dal Vangelo secondo Luca 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Gesù non insegna una preghiera qualsiasi, ma apre ai discepoli il segreto più profondo del suo cuore: chiamare Dio, Padre. È una rivoluzione spirituale. Per Israele, Dio era il Signore potente e trascendente; per Gesù è anche un Padre vicino, intimo, che conosce i bisogni dei Suoi figli. Pregare come Gesù significa entrare in questo rapporto di fiducia ed amore, lasciando che il nostro cuore si conformi al Suo.
Il Padre nostro non è solo un insieme di parole, ma una scuola di vita. «Sia santificato il tuo nome» è un invito a vivere in modo che Dio sia conosciuto ed amato attraverso di noi. «Venga il tuo regno» significa desiderare che il suo amore trasformi il mondo, cominciando dal nostro cuore. Non si tratta di chiedere un potere terreno, ma la diffusione della giustizia, della pace e della misericordia.
«Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano» ci riporta alla semplicità dell’affidamento. Gesù ci invita a non accumulare, ma a ricevere giorno per giorno ciò che serve per vivere: non solo il pane materiale, ma anche il pane della Parola e dell’Eucaristia. Pregare così è riconoscere che tutto è dono. Il cuore della preghiera è il perdono: «Perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo». La comunione con Dio non può esistere senza la riconciliazione con i fratelli. Il perdono ricevuto deve diventare perdono donato, segno della libertà dei figli di Dio.
Infine: «Non abbandonarci alla tentazione». Gesù non ci promette una vita senza prove, ma ci assicura che non saremo soli. Chiediamo di non cedere al male, di rimanere saldi nel Suo amore. Pregare il Padre nostro significa lasciarsi trasformare. È la preghiera dei figli, dei fratelli, di una Chiesa che vive di fiducia e di perdono. Ogni volta che lo recitiamo con il cuore, il Regno di Dio si fa un po’ più presente in noi e nel mondo.
Spunti di riflessione personale
- Quando prego, sento davvero Dio come un Padre vicino?
- Riesco a vivere il perdono come parte integrante della mia preghiera quotidiana?
Preghiera di oggi
Padre buono, insegnami a pregare con il cuore di Tuo Figlio. Donami fiducia nei giorni difficili, pane per il cammino ed un cuore capace di perdonare. Fa’ che la mia vita santifichi il Tuo Nome e diffonda nel mondo la pace del Tuo Regno. Amen.