60 anni fa, la dichiarazione congiunta sulla scomunica reciproca

L'abbraccio fra le due chiese L'abbraccio fra le due chiese
7 dicembre 1965: un anniversario molto particolare per la Chiesa - www.medjugorje.it (photo: vaticano archive)
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Oggi, 7 dicembre, la Chiesa ricorda un avvenimento particolare per il corso della sua storia. La grande divisione fra la Chiesa Cattolica e quella ortodossa è stata segnata, anche, da una serie di scomuniche che, nel corso dei secoli sono state gettate da ambo le parti. 

Era il 1965 quando Papa Paolo VI pose fine a tutto questo e ad ogni tipo di scomunica che c’era stata fra cattolici ed ortodossi: due protagonisti, nono solo di un momento particolare, ma anche di un evento storico senza precedenti.

Paolo VI, da un lato e, dall’altro, Atenagora: oggi, sono passati ben 60 anni ma, per entrambe le Chiese, si tratta di un giorno speciale che va sempre ricordato perchè ciò che c’era stato prima non accada mai più.

Papa Paolo VI portò la Chiesa ad un evento particolare

Nel giorno che anticipa la festa dell’Immacolata Concezione, la Chiesa ricorda quello che è stato un altro evento importante, in particolare per il cammino di unione fra cattolici e ortodossi: la fine delle scomuniche. Un momento che, in pochi (se non i soli addetti ai lavori ricordano) e che si caratterizza di un passo in più per quello che, come anche Papa Francesco sperava, un momento di unione e di pace definitiva fra le due chiese. Una pagina storica che, proprio il 7 dicembre del 1965, si stava per aprire.

Dopo 900 anni dallo scisma fra cattolici e ortodossi nel 1054, Papa Paolo VI decise di porre fine alle scomuniche che, nei secoli, erano state lanciate quanto dalla chiesa di Roma quanto da quella di Costantinopoli. In questa data, nella cattedrale di Fanar a Istanbul, venne letta dai due rappresentanti delle chiese, il Pontefice da un lato e il Patriarca Atenagora dall’altra, una dichiarazione comune. Inoltre, Papa Paolo VI consegnò al Metropolita Melitone, rappresentante del Patriarca Atenagora, la Bolla di cancellazione della scomunica.

In questa comune dichiarazione, i capi delle due chiese esprimevano il loro rammarico circa tutte le reciproche scomuniche che erano state inviate da ambo le parti, a partire da ciò che aveva provocato il Grande Scisma del 1054. Questo è stato uno dei gesti più importanti avvenuti durante il Concilio Vaticano II, passo fondamentale per il dialogo ecumenico e la riconciliazione fra cattolici e ortodossi. Non è stato il raggiungimento della piena comunione fra le parti, ma un passo importante e significativo per continuare a camminare insieme sulla via della pace.

L’abbraccio che, nel 1964, proprio sul monte degli Ulivi, durante la visita del Papa, Paolo VI e Atenagora I si scambiarono, è stato l’inizio di quello che si è poi concretizzato l’anno successivo con la dichiarazione congiunta. Oggi, esattamente dopo 60 anni, la Chiesa ne fa piena memoria di questo evento, cercando di concretizzare sempre di più i passi che uniscono i cattolici e gli ortodossi.

La Dichiarazione: un testo di unità

Un testo, quale quello della dichiarazione comune, che vale la pena di leggere nella sua completezza:

Grati a Dio, che nella sua misericordia li ha favoriti con un incontro fraterno in quei luoghi santi dove si è compiuto il mistero della salvezza mediante la morte e la risurrezione del Signore Gesù, e dove la Chiesa è nata mediante l’effusione dello Spirito Santo, Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I non hanno perso di vista la determinazione, ciascuno allora, di non tralasciare nulla che la carità ispirasse e che potesse facilitare lo sviluppo delle relazioni fraterne così instaurate tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa di Costantinopoli. Sono persuasi che, agendo in questo modo, rispondono alla chiamata di quella grazia divina che oggi conduce la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, così come tutti i cristiani, a superare le loro differenze per essere di nuovo “uno”, come il Signore Gesù ha chiesto al Padre per loro.

2. Tra gli ostacoli che si frappongono al cammino dello sviluppo di questi rapporti fraterni di fiducia e di stima, vi è il ricordo delle decisioni, degli atti e degli episodi dolorosi che nel 1054 portarono alla sentenza di scomunica pronunciata contro il patriarca Michele Cerulario e altre due persone dal legato della sede romana sotto la guida del cardinale Umberto, legati che poi divennero oggetto di analoga sentenza pronunciata dal patriarca e dal sinodo di Costantinopoli.

3. Non si può fingere che questi eventi non siano stati ciò che sono stati in questo periodo storico così travagliato. Oggi, tuttavia, sono stati giudicati con più equità e serenità. È quindi importante riconoscere gli eccessi che li hanno accompagnati e che hanno poi portato a conseguenze che, per quanto possiamo giudicare, sono andate ben oltre le intenzioni e le previsioni dei loro autori. Essi avevano diretto le loro censure contro le persone interessate e non contro le Chiese. Queste censure non intendevano rompere la comunione ecclesiastica tra le sedi di Roma e Costantinopoli.

La fine delle scomuniche fra cattolici e ortodossi
Oggi, nel 1965, la chiesa ricorda l’abbraccio fra Paolo VI e Atenagora – www.medjugorje.it

4. Certi di esprimere il comune desiderio di giustizia e l’unanime sentimento di carità che muove i fedeli, e ricordando il comando del Signore: «Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,23-24), papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I con il suo sinodo, di comune accordo, dichiarano che:

A. Si rammaricano delle parole offensive, dei rimproveri infondati e dei gesti riprovevoli che, da entrambe le parti, hanno segnato o accompagnato i tristi eventi di questo periodo.

B. Allo stesso modo, rimpiangono e cancellano dalla memoria e dal seno della Chiesa le sentenze di scomunica che seguirono a questi eventi, il cui ricordo ha influenzato le azioni fino ai nostri giorni e ha ostacolato relazioni più strette nella carità; e consegnano queste scomuniche all’oblio.

C. Infine, deplorano i precedenti e successivi eventi dolorosi che, sotto l’influenza di vari fattori, tra cui la mancanza di comprensione e di fiducia reciproca, hanno infine portato alla rottura effettiva della comunione ecclesiastica.

5. Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I con il suo sinodo si rendono conto che questo gesto di giustizia e di perdono reciproco non è sufficiente a porre fine alle divergenze, antiche e più recenti, tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa.

Grazie all’azione dello Spirito Santo, queste differenze saranno superate attraverso la purificazione dei cuori, il pentimento per i torti storici e un’efficace determinazione a giungere a una comprensione e a un’espressione comuni della fede degli Apostoli e delle sue esigenze.

Essi sperano, tuttavia, che questo atto sia gradito a Dio, che è pronto a perdonarci quando ci perdoniamo a vicenda. Essi sperano che tutto il mondo cristiano, specialmente l’intera Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, apprezzino questo gesto come espressione di un sincero desiderio condiviso di riconciliazione e come invito a proseguire in uno spirito di fiducia, stima e carità reciproca il dialogo che, con l’aiuto di Dio, porterà a vivere di nuovo insieme, per il maggior bene delle anime e l’avvento del regno di Dio, in quella piena comunione di fede, di concordia fraterna e di vita sacramentale che esisteva tra loro durante i primi mille anni di vita della Chiesa.”