La Cei apporta delle modifiche al ruolo dei cappellani militari: ci sono nuove norme e cambiano vari aspetti verso maggiori messaggi di pace.
L’annuncio di pace risuona come una priorità e una necessità che coinvolge anche il ruolo dei cappellani militari. Così cambiano alcuni aspetti nelle modifiche apportate dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei). UN minor legame con la struttura militare a favore di un annuncio religioso improntato sulla pace, è questo che anima i cambiamenti che sono stati portati.
A mutare saranno le forme, ma si sa, dietro la forma c’è la sostanza, per cui a cambiare deve essere il contenuto profondo di ciò che anima l’attività del cappellano militare. Il sostegno spirituale deve essere improntato ad “educare ad una pace disarmata e disarmante” ha affermato la Cei, usando le parole di papa Leone XIV.
La pace al centro dei cambiamenti del ruolo dei cappellani militari
“Servono forme meno legate alle forze armate” affermano i vescovi, che hanno pensato ad un nuovo mood con cui i sacerdoti che svolgono il compito di assistere spiritualmente i militari devono assumere. Lo scopo di questi cambiamenti è quello di consentire che ci sia “maggior libertà nell’annuncio di pace specie in contesti critici”.
La priorità è proiettarsi, dunque, con fermezza, verso l’annuncio di orizzonti di pace. Il ruolo dei cappellani militari è stato via via sempre più formalizzato e strutturato da quando è nato, prima dell’Unità d’Italia. Da allora, ovviamente, ha subito delle trasformazioni, in linea con i tempi, e poi nel 1925 è stata data vita all’Ordinariato militare per l’Italia, più o meno come lo si conosce oggi, con il compito dell’assistenza spirituale nelle forze armate.

L’ Ordinariato è guidato da un arcivescovo ordinario militare che viene designato dal Papa e nominato con un decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio e dei ministri della Difesa e dell’Interno. C’è dunque una connessione con la politica e, inoltre, l’Ordinario militare è coadiuvato da un vicario generale militare e da tre ispettori anch’essi nominati con decreto del Presidente della Repubblica ma su proposta del ministro della Difesa, previa designazione dell’Ordinario Militare.
La modifica e i cappellani illustri
In concreto le modifiche apportate dalla Cei riguardano anche anche l’abbassamento dell’età richiesta per la nomina: da 28 a 25 anni. C’è poi anche l’eliminazione del limite anagrafico massimo, che prima era fissato a 40 anni. Novità che, in realtà, sembrano finalizzate a consentire un ampliamento dell’organico.
L’obiettivo principale e dichiarato è proporre una “testimonianza ecclesiale di pace entro le Forze armate”. la Cei ribadisce la gratitudine per “l’opera dei cappellani militari che in tanti contesti hanno testimoniato l’Evangelo della pace anche in situazioni molto difficili” e ha ricordato i cappellani illustri, o meglio, Santi, che ci sono stati nella storia.
Il pensiero è andato ad Angelo Roncalli, che divenne poi papaGiovanni XXIII, e poi Santo, o don Giovanni Minzoni, presbitero che svolse il ruolo di cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale e fu poi un acceso oppositore del fascismo e venne ucciso a bastonate dagli squadristi fascisti.