Conclave una verità che conoscono in pochi: l’elezione più lunga della storia ha cambiato tutto

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Papa Gregorio X (www.vaticannews.va)
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L’elezione più lunga della storia della Chiesa non si svolse a Roma ma bensì Viterbo in quello che oggi è chiamato il Palazzo dei Papi.

Alla fine di questo travagliato processo venne eletto Tebaldo Visconti, che assunse il nome di Gregorio X. Fu lui, durante il Concilio di Lione II, a promulgare la costituzione Ubi Periculum, che per la prima volta introdusse ufficialmente il termine “Conclave”.

L’elezione più lunga della storia

L’Archivio Apostolico Vaticano conserva otto copie sigillate della Ubi Periculum, firmate da padri conciliari di tutto il mondo cristiano: vescovi di vari Paesi europei, patriarchi orientali ed abati degli ordini religiosi più importanti del tempo. Sono testimonianze preziose che costituiscono il fondamento anche della moderna Universi Dominici Gregis, la normativa oggi in vigore per l’elezione del Papa. Scorrendo i documenti conservati nell’Archivio si scoprono alcune informazioni di cui non tutti sono a conoscenza. Nel XIII secolo la Chiesa, in appena sessant’anni, registrò ben dieci anni complessivi di sede vacante.

Dopo la morte di Clemente IV, venti cardinali si riunirono proprio a Viterbo, il 29 novembre 1268, per decidere su chi dovesse salire al soglio pontificio ma le profonde divisioni tra le fazioni francese ed italiana ne impedirono per lungo tempo l’elezione. All’epoca il vitto e l’alloggio dei prelati era a carico della città ed i cittadini, esasperati, chiusero i cardinali nel palazzo pontificio, scoperchiarono il tetto e ridussero drasticamente i viveri agli elettori per spronarli a trovare un accordo.

Il numero dei cardinali si ridusse a sedici, questi, per uscire dall’impasse, affidarono l’elezione a sei di loro, incaricati di individuare un candidato comune. Il 1° settembre 1271, dopo quasi tre anni, fu finalmente scelto Tebaldo Visconti, arcidiacono di Liegi ed ancora non sacerdote. Amico di san Tommaso d’Aquino e di san Bonaventura, accettò l’elezione al suo arrivo da Acri e fu incoronato Gregorio X il 13 marzo 1272.

Viterbo la città dei Papi

Se vi capita di passare da Viterbo, potrete toccare con mano e visitare quegli straordinari luoghi nel Palazzo dei Papi in pieno centro città. Ma perché il capoluogo della Tuscia è noto per essere la città dei Papi? Questo appellativo trova la sua giustificazione in primis per il trasferimento in loco della sede pontificia tra il 1257 al 1281. Fu Alessandro IV che, per allontanarsi dal cima ostile ostile e dalle sommosse che agitavano Roma, decise lo spostamento. In quel periodo, oltre ad Alessandro IV, vissero a Viterbo Urbano IV, Clemente IV, Gregorio X, Innocenzo V, Adriano V, Giovanni XXI, Niccolò III e Martino IV. In secundis, la città laziale, ospitò oltre 40 papi con relativa loro corte durante tutto il medioevo ed il rinascimento per periodi più o meno lunghi.

Una riforma necessaria

L’esperienza vissuta spinse Gregorio X a riformare l’elezione papale. Il 16 luglio 1274, durante la quinta sessione del Concilio di Lione II, promulgò, come anticipato,  la Ubi Periculum, che stabiliva regole rigorose: clausura, restrizione progressiva del cibo in caso di stallo e divieto di emolumenti durante il Conclave. Nonostante la resistenza dei cardinali, la costituzione fu approvata. Per questo la nascita ufficiale del “Conclave”, ossia la modalità di elezione del Papa in un luogo chiuso ed inaccessibile, riservato esclusivamente ai cardinali si deve proprio a Gregorio X

Dal Medioevo a oggi

Molte norme della Ubi Periculum sono state accolte nella moderna Universi Dominici Gregis. Se un tempo i cardinali dovevano vivere tutti in uno stesso salone, oggi restano comunque isolati nella Domus Sanctae Marthae, senza contatti con l’esterno fino all’elezione del Pontefice. Persino le regole per i ritardatari trovano continuità.

Conclave una storia che conoscono in pochi: l'elezione più lunga della storia ha cambiato tutto
Sala del Conclave – Palazzo dei Papi Viterbo

Un compito di grande responsabilità

La parte finale della Ubi Periculum conserva una forte attualità: i cardinali sono esortati a mettere da parte passioni personali ed interessi mondani per eleggere un degno successore di Pietro. È un richiamo alla gravità del compito: scegliere il Vicario di Cristo, pastore della Chiesa universale. Non l’urgenza umana deve guidare, ma la luce dello Spirito Santo, invocato con preghiera umile e fiduciosa. Come ricorda Maiorino, scriptor dell’Archivio: «La storia è maestra di vita e continua a ricordarci verso cosa siamo chiamati a tendere».

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