Nel giorno dell’Esaltazione della Santa Croce tracciamo un breve excursus delle rappresentazioni artistiche più significative del Crocifisso nel corso dei secoli.
“Scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani“, la Croce di Cristo era definita così da San Paolo e si celebra oggi, 14 settembre, nella memoria liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce. Strumento di tortura, ma simbolo di salvezza perché attraverso la morte su questo atroce mezzo Gesù ha dato la vita per noi, per i nostri peccati, e tutto per amore.
L’arte si è da sempre interessata di rappresentare Gesù Crocifisso che per secoli è stato oggetto di numerose committenze artistiche. Eccone alcuni che hanno lasciato un segno particolarmente pregnante.
Il Crocifisso nella rappresentazione artistica nel corso del tempo
Questa non pretende di essere un’esposizione esaustiva, ma soltanto un collage di alcuni tra alcune tra le più note opere d’arte al riguardo. Partiamo ad esempio dalla Croce di Guglielmo che si trova nel Duomo di Sarzana in provincia di La Spezia. Risale al 1138e sulla croce c’è un Christus Trimphans, un Cristo trionfante che non ha i segni della sofferenza. Si tratta di una tavola lignea in cui affianco sono raffigurati la Vergine Maria e San Giovanni.
Se in quest’opera non troviamo la rappresentazione della sofferenza non è così in Cimabue, così come in Giunta Pisano e Giotto che invece vogliono esprimere il dolore e i patimenti del Signore. Nella Croce di Cimabue, dipinta per i frati di Santa Croce a Firenze nel 1280 c’è questo elemento. Mentre nel Crocifisso di Giotto a Santa Maria Novella a Firenze, la sofferenza non è così evidente, mentre Gesù è raffigurato in una posa abbastanza realistica e naturale.

Testa e busto sono abbandonati verso il basso, le braccia sono oblique e le ginocchia piegate: l’umanità di Cristo è pienamente rappresentata anche grazie ad una forte carica emotiva espressa mirabilmente. Sempre a Firenze, in pieno Rinascimento troviamo il Masaccio che rappresenta il Crocifisso all’interno della Trinità di Santa Maria Novella. C’è l’ambiente prospettico, e Gesù, insieme a Dio Padre, che sembra sorreggerlo, come punto focale di tutta la raffigurazione.
Aura mistica e mistero
Per quanto riguarda i Crocifissi dipinti, spicca certamente uno dei più famosi e replicati, immagine diffusissima che si riscontra ovunque e nell’immaginario resta una delle più note. È il Cristo in croce di Diego Velasquez, dipinto nel 1632 per le suore benedettine di San Plàcido a Madrid, e oggi conservato nel Museo del Prado.
Il realismo è grande e l’aura mistica che l’immagine trasmette non può non colpire. Il personaggio emerge da un fondo scuro in una luminosità che arriva dritta all’anima dell’osservatore. La grandezza dell’opera fa anche la sua parte: sono 2 metri e mezzo di altezza e il volto di Gesù posto piegato e con lo sguardo verso il basso trasporta nel mistero della sofferenza e dell’amore.
La sofferenza emerge, ma non sovrasta: risulta comunque una serenità e una pace che preannunciano la gloria eterna.In cima alla croce, la scritta che riporta la dicitura Gesù Nazareno Re dei Giudei è fatta in ebraico, latino e greco.
È del 1938, inveve, un’opera considerata rivoluzionaria: la Crocifissione bianca di Marc Chagall. La carica simbolica ed emotiva è molto forte perchè esce in contemporanea alla promulgazione delle prime leggi razziali tedesche. L’opera si pone come una forte denuncia delle persecuzioni subite dagli ebrei in Europa. Rappresenta Cristo in croce al centro e coperto dal Tallit, lo scialle usato dagli ebrei durante le preghiere. Viene rappresentato già morto, ed illuminato dall’alto dalla luce divina.
Attorno a lui ci sono scene di dolore: varie persone che fuggono, gli ebrei, appunto. Un uomo in basso a sinistra porta in salvo la Torah. La Croce e il Crocefisso non sono mai state abbandonate dalla rappresentazione artistica, l’attrazione che rivestono è sempre grande: il Dio che muore da sconfitto ma poi trionfa non può che attrarre sempre e lasciare un segno nei cuori.