Nella storica città di Aleppo, in Siria, le festività natalizie si prolungano oltre la fine di dicembre, seguendo il calendario delle Chiese orientali.
Durante la mia visita ad Aleppo alla fine di gennaio, ho avuto l’opportunità di vedere il grande presepe allestito nella chiesa di San Francesco. Quest’opera non è un semplice allestimento natalizio, ma un simbolo profondo di speranza e riconciliazione. Una caratteristica che colpisce immediatamente è lo sfondo, una fedele riproduzione della Basilica di San Pietro, adornata con iscrizioni tradotte in arabo, che testimoniano la connessione tra la comunità locale e il Vaticano.
Il giubileo siriano
Padre Bahjat Karakach, francescano e parroco della comunità latina di Aleppo, racconta che l’idea di questo presepe nasce dalla volontà di portare Roma ad Aleppo, in segno di celebrazione del Giubileo della speranza. “Non possiamo andare a Roma, ma possiamo portare Roma qui da noi”, afferma con fervore. Questo presepe non è solo un simbolo temporaneo; il suo sfondo rimarrà allestito per tutto l’anno, accogliendo i segni e i simboli liturgici legati ai momenti significativi per i cristiani siriani.
Un presepe con un messaggio sociale
Oltre alla tradizionale rappresentazione della Sacra Famiglia, il presepe di Aleppo incarna le opere della parrocchia, che sono strettamente legate alla realtà sociale del paese. La Siria, attualmente segnata da instabilità politica e violenza, affronta sfide quotidiane legate alla povertà e alla mancanza di servizi essenziali. Padre Bahjat spiega: “Abbiamo voluto rappresentare non solo San Francesco, ma anche i sacrifici dei tanti cristiani siriani e i santi martiri di Damasco, canonizzati da Papa Francesco nel 2024”. Nel presepe, trovano posto anche:
- Anziani
- Malati
- Ragazzi del gruppo scout
- Coppie di sposi
Tutti uniti davanti a Gesù Bambino, un simbolo di speranza che ha guidato la comunità durante gli anni di guerra e continua a farlo.

Una chiesa in uscita
Il concetto di “Chiesa in uscita”, così caro a Papa Francesco, trova una straordinaria applicazione in questo contesto. Nonostante i bombardamenti e la violenza, la parrocchia di San Francesco è diventata un faro di speranza e aiuto per chi è in difficoltà. “La mensa per i poveri è una delle nostre opere più significative, nutrendo quasi 1100 persone al giorno”, afferma il religioso. “Offriamo anche sostegno psicologico e programmi di alfabetizzazione in una zona della città colpita sia dalla guerra che dal terremoto del 2023, dove la maggioranza della popolazione è musulmana”. Queste iniziative non solo forniscono assistenza, ma promuovono anche un dialogo interreligioso essenziale per la ricostruzione della società siriana.
Il presepe allestito nella chiesa di San Francesco non è solo un simbolo cristiano, ma un progetto di collaborazione interreligiosa. “È stato costruito anche con l’aiuto di giovani musulmani, un segno di speranza molto forte in questo momento storico”, sottolinea padre Bahjat. Questo gesto rappresenta una chiara affermazione della possibilità di vivere insieme e di costruire ponti tra le diverse comunità. La riconciliazione è fondamentale per la ricostruzione del paese, e i cristiani, storicamente parte integrante della società siriana, sono chiamati a svolgere un ruolo attivo in questo processo.
La comunità cristiana di Aleppo, sebbene ridotta e in difficoltà, continua a mantenere viva la propria identità e a svolgere un ruolo cruciale nella vita sociale e culturale del paese. La presenza di cristiani in Siria risale a secoli fa, e oggi più che mai è essenziale che continuino a contribuire al tessuto sociale, non solo come testimoni della fede, ma anche come agenti di cambiamento e speranza.
Il presepe di Aleppo diventa quindi un simbolo non solo del Natale, ma anche di un desiderio collettivo di pace e armonia. In un contesto segnato da divisioni e conflitti, l’opera di padre Bahjat e della comunità che rappresenta è un richiamo a tutti noi: la speranza e la riconciliazione sono possibili, e la fede può servire da guida in questo difficile cammino verso un futuro migliore.