Il brano del Vangelo di oggi ci pone di fronte alla radicalità della fede in Gesù, alla libertà dell’uomo di accoglierlo o rifiutarlo.
Nella sinagoga di Cafarnao la reazione dei discepoli alle “dure” parole pronunciate da Gesù non è omogenea tant’è che alcuni ne restano scandalizzati. Pietro capisce il senso del messaggio e ci regala una testimonianza di fede e di totale abbandono al Maestro che sono il fondamento del discepolato autentico.
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

La riflessione sul Vangelo di oggi
Il contesto di questo passo è il discorso eucaristico di Gesù nella sinagoga di Cafarnao. Dopo aver dichiarato: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» (Gv 6,54), molti discepoli reagirono scandalizzati: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù non ammorbidisce il messaggio, ma ribadisce che le sue parole «sono spirito e sono vita» (Gv 6,63). Egli rivela che la vera vita si riceve nello Spirito, e che solo chi accoglie questa verità con fede può comprenderla.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che «credere in Gesù significa accogliere la sua persona e aderire a tutto ciò che Egli ci ha rivelato» (CCC 150). Di fronte alla verità eucaristica, alcuni si tirano indietro, ma Gesù lascia liberi, non costringe. Anche oggi, la verità della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia può apparire difficile da accettare. Tuttavia, come afferma il Catechismo, «nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè Cristo stesso» (CCC 1324).
Quando Gesù chiede ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?», non è un rimprovero, ma un appello alla libertà ed alla fede personale. Pietro risponde con una delle più belle professioni di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Questa risposta sintetizza la fiducia totale nel Cristo, riconosciuto come il “Santo di Dio” (Gv 6,69), cioè il Messia promesso.
Anche noi siamo posti davanti alla stessa domanda: “Volete andarvene anche voi?”. La fede è un atto libero, ma pienamente ragionevole e sorretto dalla grazia. Solo accogliendo con fiducia le parole di Cristo, anche quando sembrano “dure”, possiamo ricevere la vita eterna che Egli ci offre, in modo particolare attraverso il dono dell’Eucaristia.