La potente testimonianza di Gianna Jessen, la “bambina di Dio” sopravvissuta all’aborto

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Gianna Jessen e la sua storia Gianna Jessen e la sua storia
Gianna Jessen, sopravvissuta ad aborto salino tardivo - medjugorje.it
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Gianna Jessen è una sopravvissuta all’aborto e, animata da una forte fede in Cristo, testimonia da anni in difesa della vita definendosi la “bambina di Dio”.

Storica attivista del movimento pro-life americano, Gianna Jessen da diversi decenni ormai porta avanti la sua testimonianza in difesa della vita, lei che sulla sua pelle ha vissuto l’orrore di essere quasi abortita. Sì, perchè quella che oggi è una donna di 48 anni, nell’aprile del non troppo lontano 1977 è sopravvissuta ad un aborto salino.

Si tratta di un caso estremamente raro e per una serie di coincidenze, che non possiamo che chiamare Dio-incidenze, Gianna non è morta, ma è nata viva, al settimo mese di gravidanza. Sua madre, una ragazza di 17 anni, si era rivolta a Planned Parenthood, la più grande catena di cliniche abortiste degli Stati Uniti. In California era consentito anche l’aborto tardivo e mediante iniezione salina, la piccola avrebbe dovuto essere eliminata. Ma è successo qualcosa di inaspettato.

La toccante storia di Gianna Jessen: la “bambina di Dio” sopravvissuta all’aborto

Dopo l’iniziezione era avvenuta l’espulsione di quello che viene chiamato “feto”, ma che è una persona umana in fase di crescita e sviluppo. Avrebbe dovuto esser partorita morta, ma contro ogni aspettativa Gianna era ancora viva. Il medico abortista quella mattina non era ancora in servizio, e un altro, per legge, si trovò costretto a rianimarla. La prassi era generalmente che se un bambino nasceva vivo da aborto salino veniva soppresso successivamente. Per Gianna non andò così.

È venuta al mondo così, nella più completa mancanza d’amore. Inoltre, a causa della mancanza di ossigeno al cervello vissuta durante l’aborto rimase danneggiata con una paralisi cerebrale. Questa bambina, non voluta da nessuno, passa da una casa d’accoglienza ad un’altra, non c’è chi voglia occuparsi di lei.

la testimonianza di Gianna Jessen
Gianna Jessen e la sua testimonianza contro l’aborto – medjugorje.it

In una dei suoi più potenti discorsi pubblici, ha affermato: “Sono stata odiata fin dal concepimento da così tanti e amata da molti di più ma più di tutti da Dio. Sono la sua bambina. La bambina di Dio non si tocca“. 

Dove sono i diritti del nascituro?

A poco più di un anno e mezzo Gianna trova finalmente chi la accoglie, la cura e le dona amore: è Penny, una donna che la adotta e con lei avvengono progressi che i medici ritenevano impossibili. Secondo la scienza Gianna non avrebbe potuto non solo camminare, ma neppure stare diritta con la schiena. Invece, con tanto amore e pazienza, la sua Penny è riuscita a far sì che camminasse, seppur in modo claudicante. Con il passare degli anni Gianna riesce anche a correre e fare sport oltre che a vivere da sola e condurre una vita il più possibile normale.

Crescendo, la “bambina di Dio” decide che deve lottare contro l’aborto e difendere la vita. Cresciuta nella fede, è l’amore per Gesù che la anima ed è Lui che vuole portare agli altri. Nella ormai pluridecennale lotta in cui gli abortisti hanno ottenuto leggi in nome dell’autodeterminazione della donna e dei suoi fantomatici diritti, Gianna Jessen si domanda: “come la mettiamo con i miei diritti? Nessuna femminista radicale manifestava per i miei diritti quel giorno“. Dove sono i diritti del bambino, essere umano al pari della madre?

Affermare questo al giorno d’oggi vuol dire andare molto controcorrente. Vuol dire suscitare odio e sottoporsi alla persecuzione, di qualsiasi tipo. Lo sa bene Gianna, ma è una prova vivente dell’amore di Dio e per e con Lui non teme di essere odiata, anzi lo desidera perfino. “Io spero di essere odiata prima di finire questa vita così quando sarò  presso Dio saprò cosa vuol dire essere odiati perché lui Cristo fu odiato“: questa unione con il Signore arriva palpabile dalle sue parole. 

L’incontro con la madre, l’incomprensione, il perdono

Gianna negli anni ha girato il mondo raccontando la sua storia ed esortando a riflettere per combattere quanto più possibile la piaga dell’aborto, l’olocausto silenzioso che miete ogni anno milioni e milioni di vittime in tutto il mondo. Lotta contro quello che Santa Teresa di Calcutta definiva “il più grande distruttore della pace, perché se una madre può uccidere il bambino che porta nel grembo, cosa può imperdire a me di uccidere te e viceversa?“.

gianna jessen e i diritti del nascituro
Gianna Jessen e la fede in Cristo – medjugorje.it

Durante un incontro pubblico Gianna incontra sua madre. La donna le si avvicina e le confessa di essere lei ad averla portata in grembo e poi ad averla abortita. Davanti a lei non sentiva nessun senso di appartenenza, ma pensava: “non ti appartengo, io sono di Cristo“. E con la forza datale dal Signore ha perdonato sua madre, ma ha dovuto far fronte alla amarezza e alla rabbia che lei le esternava. Quello no, era troppo: un sano distacco interiore è stata per lei la cosa più giusta da fare.

La “bambina di Dio” ha sempre detto di andare zoppicando per il mondo a parlare della grandezza del Signore e del suo amore, con la forza che Lui le ha dato e che il suo scopo è solo farlo sorridere, in ringraziamento di quanto le dona ogni giorno. Non le importa lo scherno, la derisione, le incomprensioni che riceve costantemente, accanto alle tante attestazioni di ammirazione e di affetto. Questa è la sua missione e continua con ardore negli Stati Uniti e ovunque  Gesù la conduce.