Mistica e figura eclettica nella Chiesa e nella storia, Santa Ildegarda ha strutturato una teoria alimentare che oggi è stata riscoperta e riscuote successo.
È stata una monaca benedettina prima e poi badessa, ma anche una mistica, teologa, filosofa. Santa Ildegarda di Bingen, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, era una personalità davvero eclettica e tra le sue molteplici attivià è stata anche una scrittrice, erborista, esperta di medicina oltre che musicista, miniaturista, linguista, consigliera di personaggi illustri come papi e nobili della sua epoca, il XII secolo.
Questa donna eccezionale ha sviluppato tutte queste discipline sempre sotto ispirazione divina ed è noto come si sia interessata anche in modo pratico e concreto di elaborare una teoria riguardo l’alimentazione. Alla base delle sue tesi c’è il concetto di unità di anima e corpo alla luce dell’esercizio delle virtù. Sono questi gli elementi al centro della visione curativa della santa tedesca. Si tratta di un approccio unitario alla salute dell’uomo che trascende i tempi e si rivela profetico.
L’alimentazione per Santa Ildegarda: i principi basilari della sua teoria
Una sana alimentazione, per Santa Ildegarda è volta a ristabilre l’equilibrio tra l’anima e il corpo e mantenerlo in buone condizioni. Grande conoscitrice del mondo vegetale, è la creatrice della naturopatia come scienza alimentare. Le ricette contenute nei suoi ricettari, a base di erbe, radici, spezie, grani, semi, cereali, frutti, risultano di grande attualità, interessano il mondo contemporaneo che attinge a piene mani dalla sapienza di questa santa mistica.
Come emerge dai suoi scritti, Sant’Ildegarda considera ed esalta uno stretto legame tra l’anima, il corpo e i cibi che mangiamo. Andando in concreto, quali sono i dettami della sua teoria alimentare? Innanzitutto la santa poneva l’accento sulla differenza tra pasti caldi e cotti e freddi e crudi.

Preferiva cibi come il farro, il suo alimento prediletto, che riscaldano e nutrono, e spezie stimolanti come lo zenzero e la galanga al fine di favorire la digestione e l’equilibrio del corpo. Tra i suoi consigli c’era quello di consumare verdure cotte e di limitare quelle crude, ma anche di alternare i cibi con periodi di digiuno mirato e moderato. L’obiettivo è mantenere l’armonia tra corpo e spirito, elemento che considerava fondamentale per la realizzazione di un benessere a tutto tondo.
I consigli ispirati che producono ottimi risultati
Il riscontro di come la teoria alimentare di Santa Ildegarda, con i suoi dettagliati consigli su cosa mangiare e quali cibi evitare si riveli produttivo e benefico, ha reso la santa conosciuta anche al di fuori del mondo cattolico e sempre più popolare negli ultimi decenni.
Entrando più nel dettaglio, oltre a preferire i cibi cotti, soprattutto al mattino, in modo da lo stomaco e favorire il processo digestivo, evitando un raffreddamento del corpo, consigliava la moderazione come regola del comportamento alimentare.
Pensava, infatti, che sia fondamentale evitare in alcun modo gli eccessi, così da consentire al corpo di riposare e recuperare. Il digiuno come forma di rigenerazione anche fisica oltre che di rafforzamento spirituale era una pratica che suggeriva e teneneva in gran conto.
L’equolibrio va realizzato non solo tra gli alimenti, ma anche per quanto riguarda le stagioni e l’ambiente circostante. Non solo quindi, è importante mangiare frutta stagionale e coltivata a km zero, per applicare il concetto ai nostri giorni, ma questo serve, nell’ottica della santa, per mantenere l’armonia con Dio e la natura.
Il farro, dunque, è l’alimento principe per eccellenza nella cucina ildegardiana, cereale caldo, nutriente, che rigenera il sangue e migliora l’umore. Tra i pesci consigliava tipologie come il salmone e la trota, e per quanto concerne la carne la sua predilezione era per agnello e vitello, escludendo le altre carni.
Quanto alle verdure, riteneva che le migliori fossero finocchio, carote, cipolle, cavoli, zucca, sempre preparate nel modo giusto e quindi preferibilmente cotte. Santa Ildegarda usava ampiamente le spezie e ne sfruttava tutte le proprietà benefiche: zenzero, galanga, cumino, cannella, pepe, noce moscata, salvia, sono quelle che usava massimamente per stimolare il calore interno del corpo e contrastare ciò che chiamava umori umidi.