La testimonianza di perdono di Erika Kirk porta i suoi frutti: sul suo esempio Tim Allen adesso perdona l’omicida del padre.
A pochi giorni dal potente discorso di Erika Kirk, la vedova di Charlie, l’influencer cristiano e prolife ucciso mentre stava tenendo un discorso pubblico, arrivano quelli che potremmo certamente defirire buoni frutti. Erika ha pubblicamente perdonato l’assassino di suo marito durante il memoral service, la commovente commemorazione a cui hanno partecipato oltre 300 mila persone.
Le sue parole hanno toccato molti cuori tra cui quello del celebre attore Tim Allen che in questi giorni ha dichiarato di esser riuscito a perdonare l’assassino di suo padre, morto più di cinquant’anni fa, dopo aver sentito la testimonianza di Erika.
Il perdono di Tim Allen all’assassino del padre dopo la testimonianza di Erika Kirk
Verrebbe immediatamente da pensare che il bene genera bene, ma non si tratta di un vago concetto, è una questione che bisogna approfondire per comprenderla appieno. Tim Allen, attore comico statunitense, famoso per molti film di successo, sui social media ha voluto annunciare ai suoi follower che, toccato dall’ esempio della vedova Kirk, ora, dopo moltissimi anni, ha trovato nel suo cuore la forza di perdonare l’uomo che ha tolto la vita a suo padre più di mezzo secolo fa.
Sul suo account X ha scritto: ““Quando Erika Kirk ha pronuciato le parole sull’uomo che ha ucciso suo marito: ‘Quell’uomo… quel giovane… lo perdono’. Quel momento mi ha colpito profondamente. Ho lottato per oltre 60 anni per perdonare l’uomo che ha ucciso mio padre. Dirò quelle parole ora, mentre scrivo: ‘Perdono l’uomo che ha ucciso mio padre’. La pace sia con tutti voi“.

E c’è di più: sui social arrivano testimonianze di molte altre persone, gente comune, che dopo aver ascoltato le parole di Erika si è sentita toccata nel profondo a compiere il gesto del perdono, qualcosa che riusciva difficile fare e, che per alcuni, sembrava fosse impossibile.
Il perdono di Cristo come decisione
Il perdono è qualcosa che sconvolge, che suscita scalpore e attira l’attenzione di tutti, credenti e non. Molti pensano che il perdono sia qualcosa di estremamente difficile da dare, soprattutto quando le situazioni sono così gravi come nel caso di un omicidio.
Si pensa al perdono come un atto che sia prerogativa dei santi, che richieda uno sforzo immane, oppure, i più scettici, pensano che quello dichiarato, come nel caso Kirk, non sia autentico e sincero. Per comprendere come faccia una moglie come Erika a perdonare l’assassino del marito a pochi giorni dall’omicidio bisogna riflettere su cosa sia il perdono e su cosa l’abbia animata a compierlo.
Erika ha detto chiaramente: “Quell’uomo, quel giovane uomo, lo perdono. Lo perdono perché è quello che ha fatto Cristo e quello che avrebbe fatto Charlie“. E ha continuato motivando le sue parole: “La risposta che conosciamo dal Vangelo è l’amore, e sempre amore. Amore per i nostri nemici e amore per coloro che ci perseguitano”.

Il perdono, quindi, non viene da un sentimento, come spesso si pensa, ma dalla volontà. Perdonare è una decisione che si prende non perché è piacevole o appaga il cuore, ma perché è Gesù che lo chiede. Se si vuol stare con Lui, c’è da fare come ha fatto Lui e come vuole che si faccia.
I frutti della relazione con Cristo
Se si vive un rapporto con il Signore la forza di perdonare è data proprio in conseguenza alla volontà di essere nel suo volere. Erika Kirk nel più atroce dolore ha scelto come vuole affrontarlo: non con la rabbia che genera solo altro male a se stessi e agli altri, ma con Gesù e quindi sapendo che anche dal male, che il Signore permette nel suo disegno che è sempre d’amore, trae il bene.
Il moltiplicarsi di decisioni di perdono dopo il discorso di Erika Kirk, come le numerose testimonianze di persone che nei giorni immediatamente successivi all’omicidio di Charlie sono tornate in chiesa, spesso dopo molti anni di lontananza, o che hanno sentito il desiderio di aprire la Bibbia quando non lo avevano mai fatto sono segni tangibili che il sangue dei martiri porta frutto.
Il card. Dolan ha definito Charlie Kirk come un “moderno San Paolo“, il card. Muller ne ha parlato come “martire di Gesù Cristo” per la sua testimonianza a Cristo attraverso la sua vita: al di là della canonizzazione, che rientra in ambito esclusivamente cattolico, anche in questo caso si può parlare di frutti del martirio. E le coscienze scosse, il ritorno in chiesa, il perdono dato sono certamente frutti mirabili che indicano la grandezza dell’amore di Dio.