Il teologo mons. Nicola Bux spiega come il Catechismo della Chiesa è interprete della Rivelazione e pertanto non è può cambiare verso false dottrine.
Dopo il documento emerso dalla terza assemblea del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, che ha in sé dei punti molto controversi che farebbero pensare a modifiche dottrinali su determinati temi di sostanziale importanza è bene chiarire come il Catechismo della Chiesa non sia soggetto a modifiche in senso deviante dalla retta dottrina.
Intervistato dal portale LaNuovaBussolaquotidiana, mons. Nicola Bux, teologo ed ex consultore dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede ha messo in luce vari aspetti che possano dissipare dubbi e tranquillizzare sulle preoccupazioni che emergono.
Il Catechismo non cambia: mons. Nicola Bux dissipa i dubbi
Il nodo delle questioni più dibattute sono il tema dell’omosessualità e dell’ammissione al sacramento dell’Eucarestia per i divorziati risposati e conviventi, ma anche sul ruolo del sacerdozio femminile e sul celibato ecclesiastico. Purtroppo vediamo che oggi anche il linguaggio ecclesiale è spesso influenzato da varie correnti culturali con il rischio di lasciarsi condizionare da ideologie estranee al pensiero cattolico.
Questi pericoli sono concreti, ma mons. Bux tranquillizza dichiarando che il Catechismo della Chiesa cattolica non cambierà, non può cambiare su questioni morali di così grande importanza. Questo perchè la Chiesa fonda il suo insegnamento sulla Rivelazione fatta da Dio e compiuta in Cristo, contenuta nella Sacra Scrittura e il Catechismo è interprete di questo.

Il mons. è chiaro: “Per il cristiano, il criterio della verità è Cristo stesso: ogni pensiero o teoria “sta o cade” in rapporto a Lui. È per questo che parliamo di un’antropologia “in Cristo”, e non semplicemente di concezioni umane mutevoli“.
L’importante distinzione tra accoglienza e approvazione di un comportamento
Nello specifico dei temi che suscitano posizioni differenti si pone un’importante distinzione, quella tra accoglienza delle persone, che la Chiesa pone al centro, sempre e comunque, e l’approvazione da dare a determinati comportamenti.
Nel caso delle unioni omosessuali o delle relazioni irregolari, l’insegnamento della Chiesa è chiaro e si fonda sulle Scritture. Non ci sono fantomatiche “aperture”, l’accoglienza delle persone è insita nella natura stessa della Chiesa, altra cosa è approvare comportamenti che di fatto costituiscono un peccato.
Anche a questo proposito le parole di mons. Bux sono esplicative: “ l’accoglienza non può significare approvazione del comportamento se esso devia dal bene: così come la medicina corregge ciò che è patologico, la pastorale autentica mira a guarire, non a confermare l’errore. L’ideologia del gender, come ha ricordato più volte papa Francesco, è uno sbaglio della mente umana: accogliere significa accompagnare verso la verità, non giustificare la menzogna“.
Tutto questo ha alla base la misericordia, perchè dice Bux, “La vera misericordia non consiste nel lasciare la persona nel peccato, ma nell’aiutarla a convertirsi e a ritrovare la verità“.
Adesione al mondo o fedeltà a Cristo
C’è un errato concetto di inclusione che semina non poca confusione e che è importante dissipare con chiarezza. “Cristo non cerca il consenso, ma la verità: la sua “inclusione” è quella di chi accoglie la salvezza nella verità. L’insegnamento della Chiesa non è conformismo alle mode o ai poteri del mondo, ma fedeltà a Colui che ha detto: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12,30)” spiega il teologo, indicando quindi quale è davvero la via da seguire.
Il Catechismo definisce gli atti omosessuali “intrinsecamente disordinati” e non si tratta di un’espressione linguistica che può essere superata, perchè è fondata su una verità sostanziale, ha alla base la verità sull’uomo e sulla donna, e non può mutare.
Dal momento che Dio è il Creatore dell’ordine ed è la Divina Sapienza ne consegue che il disordine morale è negazione di Dio stesso. Perciò il linguaggio del Catechismo non può considerarsi superato e superabile, perchè esprime una verità ontologica che si radica nell’essenza stessa delle cose.