Oggi, 16 ottobre, si commemora San Longino, il soldato romano che ebbe il compito di squarciare il costato di Gesù sulla Croce e poi, avvenne in lui una profonda conversione.
Il 16 ottobre ricorre la memoria liturgica di San Longino, un santo ricordato per la sua folgorante conversione. Il Martirologio Romano ci indica che è “venerato come il soldato che aprì con la lancia il costato del Signore crocifisso“.
È in questo modo che avvenne il suo incontro con il Signore, nella maniera certamente più drammatica e controversa. C’è da dire che la tradizione orientale celebra Longino come il centurione il quale riconobbe la divinità di Gesù e dopo la deposizione e la sepoltura ne custodì il sepolcro. Per quella occidentale, invece, è il soldato che colpisce Gesù in Croce con la lancia e vedendone uscire sangue ed acqua comprende la sua divinità e si converte.
La conversione di San Longino: trafisse Gesù, ma poi lo riconobbe come Dio
Di San Longino si è scritto molto prevalentemente in tutti i sinassari orientali, ma anche nelle epistole dei Santi Padri, lo si trova menzionato nei vangeli apocrifi e la sua figura è presente nei martirologi sia orientali che occidentali. Nel Vangelo di Giovanni ( 19,34) si legge: “Uno dei soldati con la lancia gli colpì il fianco e subito ne uscì sangue e acqua“.
Sangue e acqua sono simboli del Sacrificio di Gesù, scaturiti dal suo costato squarciato sulla croce, e rappresentano la sorgente della Divina Misericordia, come spiegato anche da Santa Faustina Kowalska che ha trasmesso la celebre invocazione: “O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di Misericordia per noi, confido in Te!“.

E proprio al vedere quel sangue e quell’acqua sgorgare in modo straordinario dal costato di quel crocefisso morente, che Longino acquista la fede. Si trova davanti a Dio morto in croce, e lui è chiamato proprio a colpirlo, a provocare una ferita sul suo corpo per accertarsi se sia morto o ancora no. Il sangue e l’acqua che gli piovono addosso non lasciano spazio a dubbi e illuminano la sua mente istantaneamente. Da quel momento la sua vita sarà completamente trasformata.
Un soldato e i suoi sentimenti
La vicenda di San Longino è stata interpretata anche come emblema di un’anima lacerata tra la forza del male e l’attrazione verso bene, tra l’apertura al trascendente e la coscienza della malvagità delle azioni umane. Era un pagano, viveva lontano dalla fede. Il suo lavoro lo ha portato a compiere un gesto crudo e brutale, ma anche attraverso quell’atto Dio ha avuto modo di operare.
Secondo la tradizione, c’è anche un altro elemento che il sangue e l’acqua che defluirono dal fianco di Gesù lo guarirono da un’infermità oculare. Non si ha la certezza che ci sia stato anche questo dettaglio, ma certamente la conversione fu totale, tanto che Longino, divenuto cristiano, abbandonò il lavoro e si mise ad evangelizzare giungendo fino alla Cappadocia.
Fu un vero testimone della fede anche perché morì martire. In Cappadocia, infatti, fu arrestato e processato dal preside di Cesarea e lo fece uccidere. Secondo un’altra versione del martirio del Santo, fu Ponzio Pilato a denunciarlo all’imperatore come disertore, dopo che questo lasciò il lavoro di guardia pretoriana, e lo fece uccidere.
Si narra poi che la testa del martire venne portata a Gerusalemme e mostrata a Pilato e dopo fu buttata via nell’immondizia. In seguito, però, sembra che fu recuperata da una donna vedova, che aveva ricevuto un miracolo dall’intercessione del Santo, la restituzione della vista.