“Tardi t’amai”: la conversione di Sant’Agostino e i bisogni del cuore umano

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Sant'Agostino, la conversione e i bisogni del cuore - medjugorje.it
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Il grande Sant’Agostino e la sua forte conversione, mirabilmente espressa in quel “Tardi t’amai” e i bisogni del cuore dell’uomo che trovano appagamento solo in Dio.

Nella memoria del grande Sant’Agostino, vescovo di Ippona e Dottore della Chiesa, oggi 28 agosto, come non ricordare più che la vita del Santo nella sua interezza l’evento fondamentale della sua esistenza: la conversione.  Era stato cresciuto da una madre che lo aveva formato cristianamente, Santa Monica, ma nella gioventù si era allontanato dalla fede e si era messo a condurre una vita dissoluta.

Si era avvicinato alle teorie del manicheismo, aveva intrapreso una convivenza con una donna e avuto un figlio fuori dal matrimonio. Viveva in modo interamente pagano, ma nel suo cuore albergavano le domande che necessariamente sono presenti nel cuore di ogni uomo. Il bisogno del Dio da cui siamo stati creati, del riconoscimento della sua grandezza e della nostra finitudine è qualcosa che riguarda tutti, perchè tutti siamo fatti a Sua immagine.

La conversione di Sant’Agostino e i bisogni del cuore umano

Gli studi filosofici avevano prodotti in Agostino quel che spesso avviene per molti intellettuali, o semplicemente per chi è tentato da un forte atteggiamento razionalistico: lasciare la via di Dio, non sceglierla, per rimanere soli con se stessi in un orgoglio che non è altro che mortifero.

Fu l’incontro con il vescovo di Milano Sant’Ambrogio a determinare la svolta della sua vita. La predicazione di questo altro grande santo e il fascino che viene da chi è abitato dal Signore sono stati gli elementi che hanno favorito il verificarsi di una conversione totale e piena.

Una trasformazione radicale, dunque, un cambiamento di mente e cuore che non sono più quelli di prima, ma sostenuti dall’azione dello Spirito Santo sono illuminati, infiammati, riempiti e traboccanti di luce e di amore. Con la sua volontà ha aderito alla fede ed è stato liberato da tutto ciò che lo ostacolava per poter fare l’esperienza totalizzante dell’amore di Dio. Da quel incontro reale con il Signore, Agostino ne è uscito rinnovato e ha raggiunto vertici di santità passo dopo passo.

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“Tardi t’amai”: i sentimenti di Sant’Agostino nella conversione – medjugorje.it

“Tardi t’amai”: il bisogno di amore e salvezza

Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con Te. Mi tenevano lontano da Te le tue creature, inesistenti se non esistessero in Te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di Te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. Sono le parole celebri ed altamente esplicative con cui Sant’Agostino racconta i suoi più intimi sentimenti nelle Confessioni.

Un linguaggio poetico che sgorga da un cuore che ha fatto un’esperienza forte e profonda, che ha ricevuto una grazia smisurata e si è lasciato accogliere dall’abbraccio misericordioso del Signore. La fame, la sete di Dio sono metafore di un bsiogno inscritto nel cuore di ogni uomo, che molti riconoscono e altri no, ma che è presente in tutti.

San Giovanni Paolo II parlava di “genealogia divina“, ovvero della provenienza dell’uomo da Dio, Creatore e Padre. “La genealogia divina risolve e può risolvere tutti i problemi umani” affermava il Santo Padre. Il riconoscimento di questo, a cui si approda cercando la risposta alle domande esistenziali “Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?” è il primo passo di una conversione in cui la ragione è usata senza stravolgimenti e si unisce alla fede in un completamento vicendevole. “Credi per comprendere” (Crede ut intelligas) e “comprendi per credere” (Intellige ut credas) sono i due paradigmi che il santo vescovo di Ippona identifica per il riconoscimento della verità. L’atto di fede illumina la ragione che la rende così autentica e non falsata.