Tensioni in aumento: il vicario della Terra Santa avverte sui rischi di nuove escalation

Un’incertezza domina il futuro di Gaza e Gerusalemme, mentre cresce la tensione e si teme un nuovo conflitto Un’incertezza domina il futuro di Gaza e Gerusalemme, mentre cresce la tensione e si teme un nuovo conflitto
Donald Trump e Benjamin Netanyahu (www.medjugorje.it)
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Un’incertezza domina il futuro di Gaza e Gerusalemme, mentre cresce la tensione e si teme un nuovo conflitto.

Forte preoccupazione di Padre Ibrahim Faltas per il fragile “cessate il fuoco” e per le minacce di Israele e USA ad Hamas. Negli ultimi giorni, la situazione in Terra Santa è diventata sempre più precaria. La fragile tregua tra Israele e Hamas, che aveva portato a un barlume di speranza, sembra ora avviata verso un rapido collasso. Padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, ha espresso la sua profonda preoccupazione riguardo all’escalation delle tensioni, in particolare alla luce delle recenti dichiarazioni minacciose provenienti sia dagli Stati Uniti che da Israele. La sua voce, che rappresenta non solo la comunità cattolica ma anche il sentimento di molti abitanti della regione, risuona in un contesto di incertezze e timori.

Tregua in pericolo e la crisi umanitaria

Faltas ha sottolineato che la tregua, che aveva offerto un po’ di respiro alle popolazioni coinvolte, sta rapidamente perdendo significato. La paura di ciò che potrebbe accadere è palpabile tra israeliani e palestinesi. “Tutti sono in attesa di sapere cosa accadrà sabato“, ha affermato il vicario, evidenziando il clima di ansia che permea la regione. L’ultimatum lanciato da Israele e dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ad Hamas per la liberazione dei prigionieri ha ulteriormente esasperato la tensione. Faltas ha osservato che “nessuno sa come si evolverà la situazione“, un’affermazione che manifesta il senso di impotenza e di precarietà che caratterizza il momento attuale.

I segnali di una possibile escalation militare sono evidenti. Trump ha minacciato che se Hamas non rilascerà “tutti” gli ostaggi, “la guerra scoppierà”. Da parte sua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso “combattimenti intensi“, lasciando però aperta la questione se la liberazione totale o parziale delle persone sequestrate sia una condizione per il mantenimento della tregua. Questo scenario di incertezza è alimentato da forze interne al governo israeliano che spingono per un intervento militare diretto, con figure come il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich che chiedono un’azione decisiva.

Non sono solo le minacce militari a preoccupare. La situazione umanitaria nei territori palestinesi, in particolare a Gaza e in Cisgiordania, è drammatica. Pater Faltas avverte che la popolazione è esausta e non può sopportare ulteriori conflitti. “La situazione è terribile, anche in Cisgiordania, dove migliaia di persone sono senza casa”, ha affermato, evidenziando l’impatto devastante delle tensioni politiche e militari sui civili.

In questo contesto, la comunità internazionale sta cercando di mediare. Recentemente, il re giordano Abdullah ha incontrato Trump, dopo aver già parlato con Netanyahu, in un tentativo di trovare una soluzione. Tuttavia, le proposte avanzate, come un esodo volontario dei palestinesi da Gaza, sono state respinte con fermezza dai paesi arabi. Mentre Israele sostiene la strategia statunitense, paesi come Giordania, Arabia Saudita ed Egitto si oppongono vigorosamente.

Un’incertezza domina il futuro di Gaza e Gerusalemme
La città di Gaza (www.medjugorje.it)

La questione della soluzione a due stati

La questione della soluzione a due stati continua a essere centrale nel dibattito. L’Arabia Saudita ha insistito su questo punto come condizione per normalizzare le relazioni con Israele, un tema che è al centro degli Accordi di Abramo promossi da Trump. Pater Faltas, condividendo questa visione, ha affermato che “l’unica soluzione possibile è due stati per due popoli”. Tuttavia, in mezzo a queste discussioni, ci sono anche voci che segnalano la crescente emigrazione dei cristiani dalla regione. Molti di loro, specialmente a Betlemme, sentono di non avere un futuro e scelgono di lasciare la loro terra ancestrale.

Parallelamente alle minacce militari e alle tensioni geopolitiche, si sono verificate anche azioni repressive da parte delle autorità israeliane. Una recente operazione della polizia israeliana ha suscitato indignazione quando le forze di sicurezza hanno fatto irruzione in una libreria storica a Gerusalemme Est, arrestando i proprietari palestinesi. Questa azione è stata giustificata con l’accusa di “istigazione al terrorismo”, con particolare riferimento a un libro per bambini dal titolo controverso.

La tensione è palpabile e le minacce sembrano provenire da tutte le direzioni. La comunità internazionale, pur cercando di mediare, sembra impotente di fronte alla gravità della situazione. La speranza di una pace duratura e stabile appare più lontana che mai, mentre il popolo della Terra Santa continua a vivere in un clima di incertezza e paura.

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