Vangelo di oggi 10 dicembre: “Il riposo che guarisce”

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Vangelo di oggi 10 dicembre: "Il riposo che guarisce"
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Nel brano del Vangelo di oggi si racchiude, in poche ma intense righe, una promessa che cambia la nostra vita per sempre.

Gesù non invita i forti, i capaci o i meritevoli, ma coloro che portano pesi troppo grandi: stanchezze interiori, fatiche nascoste, oppressioni che consumano l’anima. Il Signore non offre un riposo superficiale, ma un ristoro che rigenera dall’interno, un modo nuovo di vivere. Il suo “giogo” non è un peso aggiunto, ma una comunione: camminare con Lui, imparare la Sua mitezza e lasciare che la Sua umiltà pacifichi il nostro cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Vangelo di oggi 10 dicembre: "Il riposo che guarisce"
Commento al Vangelo del 10 dicembre

La riflessione sul Vangelo di oggi

«Venite a me» (Mt 11,28): è un invito personale, diretto, immediato. Gesù non chiede di prepararsi, di migliorarsi, né di diventare degni. Il primo gesto è andare a Lui così come siamo. La condizione richiesta è la stanchezza, persino l’oppressione. Il Signore riconosce che il cuore umano porta pesi che spesso altri non vedono, e che il mondo non sa guarire. Egli non giudica questa fragilità, ma la accoglie come il luogo dove la Sua misericordia può brillare.

Il ristoro promesso non è evasione, ma incontro. Gesù propone: «Prendete il mio giogo sopra di voi» (Mt 11,29). Il giogo, nella tradizione biblica, era normalmente simbolo di dominio o schiavitù. Ma Gesù lo trasforma in segno di comunione: un giogo si porta sempre in due. Significa camminare accanto a Lui, condividere il passo, lasciare che sia la Sua forza a sostenere la nostra. Così il peso non scompare, ma cambia natura: diventa condiviso, illuminato, portato insieme.

«Imparate da me»: il cammino con Cristo è una scuola. Non si tratta di nozioni, ma di un cuore che si forma. Il Maestro non si presenta come potente o temibile, ma «mite e umile di cuore». È questa la Sua grandezza. La mitezza non è debolezza, ma forza pacificata; l’umiltà non è sminuirsi, ma vivere la verità davanti a Dio. Imparare da Lui significa lasciare che queste due virtù modellino il nostro modo di guardare la vita, le relazioni, noi stessi.

Il magistero ricorda spesso che il vero riposo cristiano nasce dalla fiducia: abbandonarsi a Dio non è rinunciare alla propria responsabilità, ma riconoscere che la nostra vita trova stabilità solo nel Suo amore. Le parole di Gesù richiamano anche la promessa profetica: «Darò ristoro alla vostra anima» (Ger 31,25). In Lui questa promessa si compie. Il ristoro che offre non è temporaneo, ma radicato in una presenza che accompagna sempre.

«Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11,30): dolce non perché privo di sfide, ma perché abitato dalla grazia; leggero non perché superficiale, ma perché portato insieme a Cristo. Quando il cuore si affida a Lui, scopre una libertà che non nasce dall’assenza di difficoltà, ma dalla certezza di non essere mai soli.

Spunti di riflessione personale

  1. Quali pesi sto cercando di portare da solo, senza permettere a Cristo di camminare con me?
  2. In quali situazioni posso imparare la mitezza e l’umiltà di Gesù, lasciando che trasformino il mio modo di affrontare la vita?

Preghiera di oggi

Signore Gesù, vengo a Te con le mie stanchezze e le mie fatiche. Tu che sei mite ed umile di cuore, dona pace al mio spirito inquieto. Insegnami a camminare accanto a Te, a lasciarmi guidare dalla Tua presenza ed a trovare ristoro nel Tuo amore. Rendimi capace di affrontare le sfide della vita con fiducia e serenità, sapendo che il Tuo giogo è dolce e il Tuo peso leggero. Amen.