Virtù della religione, cos’è, come esercitarla e che cosa la rende più forte

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Una delle virtù che un cattolico dovrebbe coltivare è quella della religione, ed ecco tutte le buone ragioni per farlo. 

Avete presente quando si fa un viaggio in auto e, a un certo punto, non si sa che direzione prendere, perché non si conosce la strada? Vi sarà capitato diverse volte, anche se si ha il navigatore. Non sempre, infatti, siamo in grado di seguire il GPS, perché preferiamo fare di testa nostra. D’altronde, abbiamo il libero arbitrio…

Se avete presente una situazione del genere, ciò che potrà aiutarvi a intuire la direzione corretta, evitando gli ostacoli, è la virtù, che è un dono di Dio e che è anche ciò che si ottiene impegnandosi, essendo coerenti e disciplinati.

L’aspetto più bello dell’esercitare una virtù, è quello di lasciarsi supportare dalla grazia di Dio e convertire dall’amore di Nostro Signore Gesù Cristo. La virtù, in generale, è una forza interiore in grado di guidarci nel seguire la via cristiana e quindi quella del bene.

Le Virtù possono essere teologali e cardinali. Le prime le infonde Dio stesso nell’animo dell’essere umano e hanno a che fare con la relazione con l’Altissimo. Parliamo di Fede, Speranza e Carità. La Fede è credere in Dio e in ciò che ha svelato. Grazie a essa, infatti, ha origine il cammino, che ci porta ad aprirci a Lui.  La Speranza, invece, da coltivare, è che otterremo la vita eterna con il Suo Divino aiuto. La Carità, invece, sta nel porre Dio al di sopra di tutto e donargli tutto il nostro amore, nonché amare il prossimo come se stessi.

Le Virtù Cardinali, invece, sono prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. E poi c’è la virtù della religione, e ora scopriremo insieme in cosa consiste.

Virtù della religione, così la eserciti e cosa può frapporsi a essa: perché devi fare attenzione

La virtù della religione è, nella sua essenza, un tipo di virtù morale che porta l’essere umano a riconoscere Dio come unico Dio, dandogli il culto che gli spetta.

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Questa virtù si espleta attraverso atti interni ed esterni. Nello specifico, quelli interni sono dati da devozione e preghiera, mentre quello esterni da adorazione, sacrificio, offerte, voto, scongiuro, giuramento e invocazione del nome di Dio.

Il devoto è colui che è pronto a compiere la volontà di Dio ed è disposto a tutto, dà tutto se stesso. La preghiera crea la relazione con Dio, il dialogo con Lui, e attraverso di essa ci si affida a Lui e se ne riconosce la maestà.

L’adorazione invece è il modo tramite cui si testimoniano amore e riverenza che l’Altissimo merita. Essa si esprime sopratutto in Chiesa. Tramite l’offerta, invece, si dona un qualcosa, col cuore, per amore del culto divino.

Se si decide di fare un voto, una promessa a Dio e poi lo si viola, è bene confessarsi, perché si tratta di un peccato mortale. Giurare è invece chiamare Dio per testimoniare la verità, per cui se lo si infrange, anche lì è richiesta confessione.

Lo scongiuro, invece, è invocare il nome di Dio, per portare altri a compiere un’azione o desistere, in genere, da cattive intenzioni. Di solito, la Chiesa ne fa uso anche in esorcismi. Si oppongono alla virtù della religione, la superstizione, il tentare Dio, lo spergiuro, il sacrilegio, la simonia.

Esercitare la virtù della religione aiuta a essere più vicini a Dio, e a rafforzarla sono le virtù teologali e la grazia dell’Altissimo. È importante coltivare questo bene, che è un grande rinforzo per l’anima.