In Turchia è in atto una persecuzione dei cristiani: lo afferma con chiari dati un rapporto. Ecco il contesto nel quale avviene la visita di papa Leone XIV.
Papa Leone XIV ha intrapreso ieri il suo primo viaggio apostolico che ha come destinazioni Turchia e Libano. In queste terre il pontefice svolgerà la sua visita alle popolazioni cristiane locali. In particolare, si reca in terra turca in occasione dell’anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea, per un viaggio che era già stato stabilito da papa Francesco.
Qual è la situazione in cui vivono i cristiani in quelle zone? Un rapporto di un gruppo di difesa dei diritti dei cristiani, il Centro europeo per il diritto e la giustizia (ECLJ), descrive in dettaglio la persecuzione in atto che attanaglia i fedeli del luogo. Nei confronti dei cristiani turchi si registra un’ostilità legale, istituzionale e sociale.
Persecuzione dei cristiani in Turchia: i dati del rapporto
Si intitola proprio “La persecuzione dei cristiani in Turchia” il rapporto che analizza lo stato in cui si trovano i fedeli nel Paese. Il governo pone una forte interferenza nei confronti delle attività del clero e delle varie realtà cristiane. Ai cristiani stranieri in visita in Turchia sono imposte diverse restrizioni. Spesso nella vita quotidiana si assiste ad eventi di violenza verso chi professa la fede cristiana.

Una legislazione restrittiva ha prodotto questa situazione, con confische di proprietà, negazione della personalità giuridica ed altre misure per cui si verificano casi estremamente seri di discriminazione che si può a tutti gli effetti chiamare persecuzione. Si tratta, ad esempio, delle espulsioni arbitrarie di ecclesiastici, missionari e convertiti.
Sono circa 257 mila i cristiani presenti in Turchia. Nel corso dell’ultimo secolo sono diminuiti in modo considerevole arrivando oggi ad essere soltanto lo 0,3% della popolazione complessiva.
Le cause dell’ostilità verso i cristiani
Sono vari ifattori che causano ostilità nei confronti dei cristiani. Tra esse c’è una non accettazione di eventi del passato o un’interpretazione di essi che colpevolizza i seguaci di Cristo. Da parte dei turchi viene negato il genocidio degli armeni e di altri cristiani durante la prima guerra mondiale in cui 1,5 milioni di armeni e altri 500.000 cristiani furono deportati con la forza o massacrati.
I cristiani vengono considerati una minaccia sia sul fronte esterno che su quello interno. Secondo il rapporto stilato, l’Islam sunnita rappresenta il principale indicatore dell’identità turca e se in qualche misura riconosce i greco-ortodossi, ai cristiani apostolici armeni non è così nei confronti dei cattolici e dei protestanti.
Viene negata la personalità giuridica in quanto istituzione religiosa alle chiese e ne consegue l’impossibilità di possedere propri beni, ma anche di tutta una serie di attività come avviare procedimenti legali, assumere personale, aprire conti bancari o interagire formalmente con le autorità pubbliche.
Inoltre, risulta che dal 1971, quindi da un bel po’ di tempo ormai, il il seminario greco-ortodosso di Halki è stato chiuso per non essere mai più riaperto. La situazione, quindi, è tutt’altro che rosea, e seppure non si possa parlare di feroce violenza come accade in altre parti del mondo, sta di fatto che il cristianesimo è fortemente osteggiato e per i fedeli la vita è tutt’altro che semplice. Certamente ben lontana da quella a cui siamo abituati nei Paesi europei e non solo.