La mamma di San Carlo Acutis, Antonia Salzano, racconta cosa significa per lei essere la madre di un canonizzato tra emozione e responsabilità.
Partecipare alla canonizzazione del proprio figlio, vederlo salire agli onori degli altari e sentirlo chiamare “Santo” non è certo qualcosa di comune, anzi. Non solo si tratta di una rarità, ma di un evento che capita davvero a pochissime donne. Nella storia recente è accaduto solo a due madri, e una di queste è Antonia Salzano Acutis, la mamma di San Carlo Acutis.
L’altra era stata, nel secolo scorso, la madre di Santa Maria Goretti. Solo loro negli ultimi cento anni hanno potuto assistere alla cerimonia di canonizzazione dei loro figli. Un provilegio non da poco, un dono, certamente, che fa vivere un’emozione di grande portata. Antonia Salzano ha raccontato cosa prova in un’intervista rilasciata a EWTN Noticias.
Essere la mamma di un Santo: le emozioni di Antonia Salzano Acutis
Quando lo scorso 7 settembre, in piazza San Pietro ha avuto luogo la canonizzazione di Carlo Acutis, sua madre Antonia era presente, visibilmente emozionata, insieme al marito Andrea e agli altri due figli, i gemelli Michele e Francesca nati alcuni anni dopo la morte del figlio santo.
In abito nero con il capo coperto da un velo di pizzo, la mamma di San Carlo aveva gli occhi pieni di una dolce emozione. La solennità del momento, l’importanza dell’evento, la grande portata del ruolo riconosciuto al figlio, ovvero il suo stato di beatitudine eterna e il porsi quindi a modello di santità per la Chiesa provoca certamente un turbinio di sentimenti.

“Naturalmente, è un privilegio, ma anche un dovere, perché prima di tutto devo diventare santa io stessa, perché la chiamata è anche per me. Devo dare l’esempio” ha dichiarato Antonia Salzano. Grande gioia, dunque, e al tempo stesso un senso di responsabilità imponente. Non c’è spazio per il compiacimento, la santità di un figlio è un esempio per la stessa madre in primis oltre che per tutti gli altri.
La chiamata alla santità per tutti: avere un figlio come modello
Generalmente sono i genitori a fornire un modello di comportamento ai figli, e certamente è così nel processo di formazione della personalità. Ma possono capitare delle eccezioni. È il caso di San Carlo Acutis, che quanto alla fede, è stato lui a portare a Dio la sua famiglia.
Lo racconta esplicitamente la mamma nella sua descrizione della vita di Carlo, prima bambino e poi adolescente, fino alla morte precoce a soli 15 anni. Lei e il marito pur essendo formalmente cattolici non erano credenti e praticanti. Il piccolo Carlo non ha ricevuto da loro i fondamenti della fede. Il primo approccio di Carlo con il sacro è stato attraverso la sua tata polacca e poi è nata in lui una spontanea quanto forte attrazione verso Dio che lo ha portato ad approfondire sempre di più, in modo esemplare, una fede certamente data e accolta totalmente.
La mamma di Carlo era inizialmente spiazzata dalla tensione verso il Cielo di questo figlio ancora così giovane. Non sapeva rispondere alle sue domande di senso e ha dovuto approfondire. Il suo avvicinamento a Dio, che è sfociato in una conversione, approfonditasi poi dopo la morte del figlio è avvenuto quindi, proprio per suo tramite.
Il primo dei frutti della santità di San Carlo Acutis, possiamo dire, è stata la conversione della mamma e del padre. Una grazia immensa, quindi, che la signora Acutis testimonia con gioia nei suoi numerosi interventi pubblici in cui porta agli altri il messaggio del figlio: siamo tutti chiamati alla santità, il vero scopo della nostra vita su questa terra.
Perchè: “La cosa importante è capire che ciò che conta è amare Dio e il prossimo. Questa è la cosa più importante. Se perdi tuo figlio, non è che lo hai perso per l’eternità. Non è un addio. È ritrovarti in un’altra vita, più bella, con Dio, con la luce di Dio“, dice Antonia Salzano.