Parlar male di qualcuno o diffamare con la calunnia: sono comportamenti sbagliati, veri e propri peccati, che provocano danni agli altri e a se stessi.
La diffamazione e la calunnia è un peccato: si contravviene all’ottavo comandamento, “non pronunciare falsa testimonianza“. Non si tratta semplicemente di non mentire, ma proprio di parlar male di qualcuno per creargli danno.
Questo comportamento è sicuramente sbagliato e peccaminoso e, di conseguenza, va sempre evitato. Alla radice della diffamazione e della calunnia c’è certamente un sentimento malevolo di odio, si desidera il male e non il bene dell’altro.
Cos’è la diffamazione e la calunnia: contravvenire all’ottavo comandamento
Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega: “L’ottavo comandamento proibisce di deformare la verità nelle relazioni con gli altri. Questa prescrizione morale deriva dalla vocazione del popolo santo a rendere testimonianza al suo Dio, che è e vuole la verità” ( CCC 2464).
Diffamare è strettamente correlato alla menzogna, alla deformazione della verità reale. Ovviamente include non solo la falsità nelle parole, ma anche azioni che ingannano e l’offesa alla dignità altrui attraverso calunnie e pettegolezzi, che minano la fiducia e la comunione.

Anche il semplice “parlar male” degli altri mettendo in evidenza elementi negativi del comportamento di una persona di fronte a terzi, anche se non si deforma la realtà dei fatti, è comunque un’azione da non commettere. San Giovanni della Croce diceva: “il silenzio è misericordia quando non riveli i difetti e le colpe dei fratelli“. È bene, dunque, tacere, invece di sottolineare gli aspetti non edificanti e gli errori di qualcun altro. Anche quando un difetto o un peccato è provato, non spetta agli altri divulgarlo o rivelare una situazione di male che non è ancora venuta alla luce da sé.
Quanto alla calunnia, la diffamazione vera e propria, che altera la verità per provocare un danno agli altri, è una chiara manifestazione di odio, rabbia, rancore, sentimenti che bisogna estirpare dal cuore.
I danni agli altri e a se stessi prodotti dalla diffamazione
Sempre il Catechismo insegna che “il rispetto della reputazione delle persone proibisce qualsiasi atteggiamento o parola che possa causare loro un danno ingiusto” (CCC 2477). I danni che la calunnia e la diffamazione producono possono essere molto concreti e andare a rovinare letteralmente la vita delle persone.
C’è in primo luogo un danneggiamento della reputazione, che dal momento che si vive in relazione con gli altri, ha un peso. Inoltre, c’è da considerare che la calunnia è un male che colpisce tutti non solo chi lo commette. Ogni peccato non colpisce solo il singolo individuo che lo commette, ma ha ripercussioni anche sull’intera comunità e sulla Chiesa.
Nella Lettera ai Corinzi, San Paolo afferma precisamente “ Se un membro soffre, tutte le membra soffrono; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono. Ora voi siete corpo di Cristo e, ciascuno per la sua parte, ne siete membra” (1Cor 12, 26-27). Questo ci fa comprendere come ogni azione può avere una conseguenza a ben più ampio raggio di quello che si possa pensare.
Il Catechismo spiega infatti che “La menzogna contiene in sé i germi della divisione degli animi e tutti i mali che ne derivano. La menzogna è nociva per ogni società; mina la fiducia tra le persone e lacera il tessuto delle relazioni sociali” (CCC 2486).
Mentire, calunniare e diffamare oltre a provocare danni, di lieve, media o grave entità agli altri, causa sempre un danno anche a se stessi, alla propria anima. È un peccato, un allontamento da Dio che rivela un profondo bisogno di conversione. Con l’aiuto di Dio e la sua misericordia tutto è possibile, perciò l’abbraccio della pietà del Signore nel sacramento della Confessione lava anche questo errore. Talvolta per riparare al male fatto è necessario che ci sia anche qualche azione concreta, come la richiesta di perdono alla persona offesa, o una pena da pagare per espiare il male compiuto.